234 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo VI. avvenire religioso dell’impero. Se restasse vacante il trono in questo momento, quasi con certezza verrebbe eletto nn protestante. Basterebbe guardare solo Strasburgo, disse il papa assai giustamente: se fosse stato dato iin coadiutore al vescovo ivi defunto, i torbidi odierni non sarebbero avvenuti; similmente succederà pure coll’impero. Allorché Kobenzl cercò di scusare il suo sovrano additando il disfavore dei tempi, e pregò che il papa volesse farne consapevole Rodolfo, rispose Clemente Vili: « Noi abbiamo fatto ciò che potevamo; se Noi tornassimo ad importunarlo ancora uni: volta a causa della successione, noi dovressimo temere di renderci importuni, poiché egli potrebbe credere che si voglia togliere a lui la dignità imperiale per conferirla ad uno dei suoi fratelli, mentre Noi li stimiamo tutti ugualmente ». Con molta energia consigliò il papa ancora una volta l’immediata convocazione dell; dieta, nella quale poteva anche venir regolata la questione di Strasburgo, mentre il momento vi era favorevole, poiché per la morte dell’elettore di Sassonia, Cristiano I, e del conte palatino, Giovanni Casimiro, l’imperatore era liberato dai suoi più pericolosi nemici. Questo giustissimo accenno indusse Kobenzl, nella su; relazione all’arciduca Ferdinando del Tirolo, a fare l’osservazione: « Io vedo, che il papa è meglio informato degli affari dell’impero, che non l’imperatore stesso s.1 Allorché Clemente Vili il 12 settembre 1593 inviò dall’imperatore il cardinale ed arcivescovo di Trento, Lodovico Madruzzo, po' promuovere energicamente la guerra antiturca, egli dette a questi contemporaneamente l’incarico di esporre la necessità della convocazione d’una dieta e di trattare pure intorno all’elezione d’ui re romano.2 Poco tempo dopo giunse in Roma la notizia che la convocazione di una dieta era decisa.3 Madruzzo pregò l’imperatore di volervi intervenire personalmente. Rodolfo II lo promise, riguardo all’elezione d’un re romano invece, dette una risposta molto evasiva. La diffidenza dell’imperatore su questo affare era proprio allora sommamente grande, poiché il viaggio del giovane Massimiliano di Baviera a Roma aveva destato in lui il sospetto, che i Wittelsbach aspirassero a questo titolo. L’ambasciatore di Rodolfo in Roma, il conte Harrach, si permise persino di farne allusione con il papa.4 1 Lettera del 30 ottobre 159z, presso Hirn, Ferdinand von Tirol II 111 annot. 2 \ edi e Instruttione mandata al sig. card. Madrueci che d’ordine di N. S. deve andare alla corto Ces. », in data Roma 1593 settembre 12, presso Zöchbauk II 14. Cfr. nell’Appendice Nr. 6 il * Breve a Rodolfo II del 19 febbraio 1593, Archivio s otg reto pontificio. 3 Vedi Zöchbaub II 15. 4 Aedi Stieve, Vie Verhandlungen über die Nachfolge Kaiser Rudolfs li nelle Abh. der Hist. Kl. der bayr. Akad. XV, Monaco 1880, 16; lo stesso,