212 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo V. la parte che vi avevano avuto le truppe italiane.1 Il giorno seguente celebrò nella chiesa della Minerva una messa di ringraziamento e si recò poi scalzo alla chiesa nazionale germanica del- ■ l’Anima, recitando lungo tutto il percorso, con grande fervore, il rosario.2 Pochi giorni appresso esortò l’arciduca Mattia, il quale dopo la morte di Mansfeld era di nuovo venuto presso le truppe imperiali, ad un’energica continuazione della guerra.3 Al duca di Mantova egli fece le meritate lodi per il suo contegno coraggioso, del quale gli aveva riferito Aldobrandini.4 Un breve del 1° ottobre invitava l’imperatore Rodolfo a met -tere subito mano alla riconquista della capitale dell’Ungheria.5 Dato l’indebolimento e scoraggiamento dei Turchi, l’occasione per una tale impresa si presentava molto favorevole. Anche Gian Francesco Aldobrandini vi insistette. Ma l’irrisolutezza dei condottieri imperiali, la scarsezza di danari, la mancanza di disciplina tra le truppe, le quali si comportavano spesso peggio dei Turchi,* portarono ad un arresto delle operazioni di guerra. Ora si vide cosa significasse la perdita di Mansfeld.7 Ad ogni modo nel sud erano stati riconquistati ancora in settembre, da parte del generale dell’arciduca Ferdinando di Stiria, Petrinia ed altri piccoli luoghi in Croazia; ma dall’armata principale nell’alta Ungheria non era da aspettarsi nulla, causa la discordia dei capi, la mancanza di disciplina e la scontentezza dei soldati per l’assommarsi degli stipendi arretrati. Col principio della stagione fredda furono presi i quartieri d’inverno.8 Così anche l’armata ausiliare pontificia si vide condannata all’inazione. Essa già da più tempo era stata talmente danneggiata da parte degli Imperiali, per l’acquartieramento e le vettovaglie, che il papa dovette farne acerbe lagnanze.9 Inoltre scoppiò nelle sue file un morbo contagioso. Già il 5 ottobre riferì Aldobrandini a Roma che il numero dei soldati ammalati ascendeva a duemila cinquecento. Come i comandanti Mario Farnese e Francesco del Monte, così ammalò pure lo stesso Aldobrandini. Egli si trasferì 1 Vedi Ricci II 214. 2 Vedi Schmidlin, Anima 440. 3 * Breve aH’arciduca Mattia, del 1S settembre 1595, noU’J.rm. 44, t. 40, p. 255, Archivio segreto pontificio. 4 * Breve del 30 settembre 1595, ibid. p. 260. 5 * Imperatori, in data 1595, ott. 1, ibid. p. 262. 6 Cfr. la Relazione presso Ricci II 217. Vedi anche la Lettera di Aldobrandini presso Horvat 77. 7 Vedi Pesslek-Klein IV 31. 8 \ edi ibid. e Huber IV 394. Intorno alla presa di Petrinia vedi il * Breve all’arciduca Ferdinando del 14 ottobre 1595, Arm. 44, t. 40, p. 278, Archivio segreto pontificio. 9 Vedi la Relazione presso Rìcci II 218.