566 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo X. in causa, e in un certo senso in un grado maggiore ancora degli stessi Domenicani. - 3. Il libro di Molina si occupa di dottrine di fede assai importanti, le quali stanno in rapporto colle questioni più difficili della teologia scolastica; esse richiedono da un lato un’esatta conoscenza delle controversie con gli eretici, e dall’altro lato grande dimestichezza con le sfumature più delicate della scolastica. E benché noi riteniamo i censori per molto valenti nella loro arte, e capaci nella loro scienza, pure supponiamo che essi stessi non vorranno negare che le circostanze non li hanno mai costretti a studi di questo genere, sia per stampare un libro, sia per disputare con gli eretici, o per insegnare fuori del loro Ordine, questo genere di tesi in qualche celebre università. Essi stessi anzi dicono che ai loro tempi non si sapeva ancora nulla di queste questioni e che non venivano trattate: benché noi quindi li riteniamo per pii e dotti, non è troppo eccessivo se esprimiamo i nostri dubbi sui loro pareri in simili materie. - 4. Noi sappiamo per esperienza, che essi ritenevano alcune tesi per opinioni di Molina, sulle quali egli pensava tutto diversamente, e che essi censurarono delle altre, alle quali poi non han potuto dare alcun peso allorquando si trattò di consegnarne una copia a noi. - 5. Noi non ci contentiamo del loro giudizio, poiché noi vediamo, p. es., che essi dichiarano per pelagiana una tesi di Molina, che le università di Alcalá, di Bologna e di Siguenza ritengono per vera, e che come tale viene difesa dagli uomini più dotti in quasi tutti gli Ordini della Spagna, e le cui tesi contrarie Bellarmino, Stapleton e Gregorio di Valencia, i quali hanno pur letto tanti libri degli eretici, e contro quelli hanno disputato, confutato e scritto, dichiarano essere un errore calvinista. Ugualmente avevan giudicato intorno a quella tesi, nove università nei paesi confinanti a quelli degli eretici »-1 Allorquando i Gesuiti presentarono questo memoriale, era Clemente Vili già risoluto di lasciare in disparte tutto quel cumulo di giudizi e di pareri intorno alla discussione. Egli credette di giungere più presto alla mèta, lasciandosi informare a voce intorno alle ragioni delle due opinioni controverse, dai rappresentanti stessi di queste. Così comincia ora l’ultima e la più celebre fase delle trattative romane: le dispute alla presenza del papa. La fatalità che aveva sinora perseguitato i Gesuiti durante, tutta la questione, parve che fin dagli inizi delle nuove congrega- censori per diverse ragioni erano parziali in questa cosa ed erano scelti ■' cardinale Bonelli: poiché due di essi mangiavano il suo pane ed appaiteli1 vano alla sua famiglia; un altro faceva parte della famiglia del cardinale (donit‘ nicano) Ascoli, tra essi ed i Domenicani esistono ancora altri vincoli di dipea denza ». Astràin 304. 1 Punto 4 presso Astràin 309 s.