Gli sforzi dei malcoltenti cadono nel vuoto. 445 con energia. La salvezza non avrebbe dunque potuto venire che da Roma, e non consisteva di certo nel dare agli Spagnuoli un superiore speciale sul suolo spagnuolo, o nell’affldare l’elezione di ¡irovinciali e rettori a coloro che dovevano sottostare a mille altri riguardi. Se si agiva secondo i progetti di Acosta, allora la grande opera del Loyola andava perduta; essa avrebbe dovuto sciogliersi ¡11 tante parti, quante erano le nazioni; al posto dell’impressionante unità di azione sarebbe subentrata la divisione e la discordia. Ma il pericolo che Acosta rimanesse vincitore non era piccolo; se Clemente Vili o Filippo II lo volevano seriamente, essi potevano esercitare una pressione alla quale la Congregazione generale, di buona o mala voglia, avrebbe dovuto cedere. Per fortuna dell’istituzione del Loyola, essa trovò un difensore molto intelligente e fermo, proprio in colui contro il quale era diretto l’attacco principale, cioè nel generale dell’Ordine, Claudio Aqua viva. Alonso Sanchez era di avviso, che se si potessero fondere insieme otto o dieci Gesuiti dei più valenti, tanto in ciò che riguarda i doni naturali quanto in quelli soprannaturali, non ne risulterebbe ancora un Aquaviva. Questa era la sua convinzione, e tutti quelli, coi quali egli aveva parlato così, gli davano ragione.1 Il giovane duca di Baviera, Massimiliano I, più tardi principe elettore, era entusiasta di lui. « Io non posso lodarlo abbastanza », scrisse egli da Eoma a suo padre,2 « uno si deve innamorare di lui, così per dire, a guardarlo solo ». Pienamente penetrato del pensiero di Loyola, stette Aquaviva quasi trentaquattro anni, come suo difensore, in vedetta. Quasi nessun attacco potè ferirlo. Uomo di preghiera, che cercava il suo sollievo presso i padri della Chiesa, considerando tutto da un punto di vista soprannaturale, dava egli le sue decisioni chiare e ferme senza un’ombra di passione, come la stessa legge incarnata. In mille scritti che uscirono dalla sua penna, egli non vien meno, neppure una volta, alla sua dignità e calma inalterabile; non si può mai dedurre da queste pagine se egli sia sano o sofferente, se esse derivino da Aquaviva giovane o anziano.3 La stima che egli 'i seppe guadagnare così, venne ancora aumentata dalla nobiltà di sua famiglia che possedeva il titolo ducale, come dai rapporti ehe egli ebbe coi suoi nepoti, dei quali uno era cardinale, un altro arcivescovo di Napoli, un terzo vescovo di Caiazzo, mentre un quarto, pure Gesuita, si era guadagnato nelle Indie la palma del martino.4 Molto vantaggioso per Aquaviva fu pure il fatto, che ‘ Astràin III 541 s. j aprile 1593, presso Aretin, Maximilian I., Passavia 1842, 389. ' Giudizio di Astràin (IY 738). Cfr. la presente opera, voi. VIII, p. 116.