420 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo Vili. e Chelm, e, quali consiglieri teologici, i Gesuiti Pietro Skar^a, Giustino Rabe, Martino Laterna e Gaspare Nahaj. Il 9 ottobre (stile antico) il metropolita celebrò la santa liturgia nella chiesa di S. Nicolò, dopo di che, l’arcivescovo di Polock, Ermogene, lesse in proprio nome ed in quello dei rimanenti vescovi ruteni una dichiarazione su la loro unione con Roma. « Noi sappiamo bene , era ivi detto, « che la monarchia della Chiesa di Dio, secondo l’eA angelo e le parole di Cristo, fondata unicamente su Pietro quale roccia, doveva essere diretta ed amministrata da uno solo, che sopra un solo corpo doveva esservi un capo solo, su di una casa ordinata un solo padrone ed amministratore dei tesori della grazia divina per la direzione del gregge, e il quale provvedesse al bene di tutti, e che doveva durare così, dal tempo degli apostoli, per tutti i secoli ». Dopo la lettura di questa dichiarazione si abbracciarono i vescovi latini e ruteni e si diressero, in segno della loro fratellanza, in una processione comune alla chiesa latina della Madre di Dio, ove fu intonato il « Te Deum ». Il sinodo destituì poi i vescovi di Leonoli e Premislia, i quali avevano apostatato dall’unione, e dichiarò Niceforo, come tutti i partecipanti del sinodo d’opposizione, per esclusi dalla comunione ecclesiastica. Questi risposero dal loro lato con la destituzione degli aderenti all’unione. Ma il re Sigismondo fece citare Niceforo dinanzi al tribunale, che lo condannò come impostore e spia turca, al carcere a vita. In un messaggio in data 15 dicembre 1596 diretto alla nazione rutena, il re invitò questa nazione a riconoscere solo i vescovi uniti con Roma. In questo documento nulla veniva detto di una conferma delle promesse fatte ai vescovi ruteni ed anche alla Santa Sede. L’opposizione dei vescovi e dei senatori polacchi non lasciò sembrare opportuno ni re di chiamare i vescovi ruteni a far parte del senato.1 I grandi pericoli, che corse in seguito l’unione, provenivano anzitutto dal principe Ostrogskyj, i cui agenti lavoravano instancabilmente contro l’unione con Roma. Contro l’accettazione deli u-nione fu messo in campo principalmente, che essa non fosse legittima, perchè era stata conclusa senza il consenso del patriarca ili Costantinopoli, e senza l’accordo col clero intero, coi nobili e col popolo. Benché questi motivi fossero caduchi, e fossero in coni i ndizione evidente cogli antichi principii della Chiesa intorno all’ufii1111 episcopale, pure riuscì all’agitazione abilmente diretta da Ostrog-k' J ed ai suoi cooperatori in parte protestanti, di aizzare il cleio ruteno, secolare e regolare e con esso anche la maggioranza >-• popolo e dell’aiùstocrazia contro i vescovi uniti. Il continuo ni" tere le stesse querele e lagnanze determinò la popolazione a prestai infine a loro fede, a manifestare compassion3 per i scismatici e ■" 1 Vedi Likowski 152 s., 162 s., 170 s.