152 Clemente Vili. 1592—1605. Capitolo IV. la colpa commessa, dovessi riferire pure dell’espiazione, e dimostrare che tutto ciò è avvenuto contro la volontà del re d.1 La Spagna, così giudica l’ambasciatore veneto Agostino Nani nell’anno 1598, vorrebbe limitare quanto più possibile la potenza della Santa Sede, rendere il nunzio pontificio suo servitore, e veder ornati dalla porpora solo quegli uomini, che furono scelti per questa dignità dal re cattolico. Inoltre espone poi quest’acuto osservatore, come Filippo II non solo abbia reso l’inquisizione spagnuola completamente sottoposta alle sue mire, ma pure il clero. Nani rileva severamente quanto il re tenti limitare la giurisdizione ecclesiastica. Quegli impiegati, dice egli, che per violazione dei diritti ecclesiastici erano stati scomunicati, il più spesso passavano per i migliori, mentre un’Alcalde o un Corregidor, che non fosse stato almeno per dieci mesi scomunicato, viene stimato poco zelante nell’adempimento dei suoi doveri. Scomuniche ingiuste erano ritenute da loro per non valide, e se ne arrogavano essi stessi il giudizio. Tutto questo si fa derivare da antiche usanze; Filippo II tranquilbzza poi su questo la sua coscienza, col parere dei suoi teologi.2 In una Chiesa nella quale mancava ogni libertà d’azione, come nella spagnuola, dovevano prender piede, pur troppo facilmente, gravi abusi. Clemente Vili aveva potuto persuadersi da se stesso, quando fu in Spagna, che le persone investite dei ricchi vescovadi di quella nazione, assomigliavano sovente più a dei grandi signori secolari che non a pastori di anime.3 Pertanto egli si diede premura fin dall’inizio del suo governo, di richiamarli ai loro doveri, special-mente all’adempimento rigoroso della sacra visita.4 Come il papa, così pure il suo nunzio Caetani svolse la sua azione premurosa 5 secondo lo spirito della riforma cattolica. Ma poiché la causa fonda-mentale, la schiavitù della Chiesa, permaneva tutt’ora, risultati radicali non furono raggiunti che lentamente, così che furono sempre necessarie nuove esortazioni.6 Clemente Vili fece quanto potè; nel 1596 dichiarò al re di Spagna, che in avvenire egli avrebbe potuto dare il suo consenso per il trasferimento solo a quei vescovi, che avessero soddisfatto al dovere della sacra visita e che si fossero 1 Vedi Lammer, Analecta 141. - Vedi Albèri I, 5, 484 s. 3 Vedi neli’Appendice Nr. 40 il * Breve del 18 luglio 1596, diretto a Filippo II. Archivio segreto pontificio. 4 Clemente Vili scrisse già ai capitoli di Siviglia e Toledo nel suo primo * Breve deir 8 luglio 1592, che egli voleva opporsi alla decadenza della disci-jtlina ecclesiastica. (Arm. 44, t. 37, n. 429, Archivio segreto pontificio). Egli esortava l’arcivescovo di Evora il 19 febbraio 1593 a fare la sacra visita e a riformare (ibid. t. 38, p. 233). 6 Cfr. Hinojosa 359 s. Cfr. il * Breve « episc. Ulixbon. » del 16 maggio 1596, Arm. 44, t. 40, n. 258, Archivio segreto pontificio.