Caratteristica di Clemente Vili. 33 Clemente Vili non mancò. Egli non si stancava eli studiare ogni questione minuziosamente, di confrontarla con casi precedenti e di tener conto esatto del tempo, delle persone e delle circostanze. Si riconosce l’uditore di Rota di lunga pratica dal modo con cui egli trattava sia le questioni giuridiche, come lo questioni ecclesiastiche, e tenne, a che gli fossero presentate le sentenze di tutte le autorità ed i casi di precedenza. Anche nelle questioni puramente politiche egli non smentì la severità e circospezione del giurista.1 Clemente Vili era d’un carattere altrettanto indipendente quanto riservato.2 Cauto sino alla timidezza, egli parlava di rado molto a lungo e tutto d’un tratto; per lo più faceva le sue osservazioni in singole frasi,3 ma invece si potevano spesso leggere con facilità i suoi sentimenti nel suo volto.4 In casi difficili ricorreva bensì al consiglio altrui, ma non si fidava facilmente. Ascoltava volentieri i cardinali, ma gli affari di governo eran diretti assolutamente da lui stesso. Come alla Consulta, così pure alla Rota e alla Segnatura, non doveva farsi nulla a sua insaputa o senza il suo consenso. Riceveva da sè persino le semplici suppliche e le segnava di proprio pugno. Clemente Vili amava indagare personalmente, onde persuadersi dello scrupoloso adempimento dei doveri per parte dei suoi impiegati. Così egli venne spesso alla Rota, alla Camera Apostolica ed alla Consulta, e sempre così all’improvviso, che gli impiegati ne ebbero un salutare spavento.6 Poco dopo la sua elezione, aveva egli messo a capo della Consulta, i cardinali Salviati, Montalto e Pierbenedetti; e furono essi che in principio godettero la sua più grande fiducia.6 Presto però furono sosti- 1 Vedi Paruta, Relazione 440 e Dolfin loc. cit. Quanto Clemente Vili tenesse ad un procedere logico, cfr. 1’* Avviso del 12 maggio 1599, secondo il quale egli aveva espresso, che non voleva delle misure contradicenti, come papa Celestino, JJrb. 1067, Biblioteca Vaticana. 2 Cfr. Paruta, Dispacci I, 27; Ossat, Lettres I, 260, 293; * Relazione dell’inviato di Mantova del 1° giugno 1596, Archivio Gonzaga in Mantova. 3 Vedi Paruta, Dispacci I 92. 4 Cfr. Couzaed, Ambassade 38. 5 Vedi il * Memoriale di Sozzìni nell’Itoi. 178 p. 1175 della Biblioteca di Stato in Monaco. 6 Vedi la * Relazione di G. Niccoli ni del 3 febbraio 1592, Archivio distato in Firenze. Este menziona nella sua * Relazione del 31 gennaio 1592 oltre a Montalto ancora Pinelli, Castrucci e Cusani come ben accetti, (Archivio di Stato in Modena). Cfr. la Relazione degli inviati di Lucca negli Studi e docum. XXII 202; DesjÀrdins V 278 ; Paruta, Relazione 441 s.; Dolfin, Relazione 455. Vedi anche le Memorie di L. Donato presso Baschet 206 s.' Se in queste frasi tronche d’un diario, il papa viene una volta chiamato simulator maximus, vi manca però la prova; cfr. Lit. I’astok, ¿Storia dei Papi, XI. 3