416 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo Vili. da Ruteni di nascita, cioè scelti dal re fra quattro candidati, proposti dall’episcopato. Ai vescovi vengono ridati i beni che erano stati loro tolti ed anche le confraternite vengono sottoposte di nuovo alla loro giurisdizione. Essi ottengono inoltre sede e voto nel senato, però questo punto doveva essere prima presentato alla di' a.1 Dopo che i negoziati furono giunti a questo punto, si potè svelare il segreto, sino allora mantenuto. I vescovi di Luck, Cl> Ini, Premislia e Leopoli fecero noto ai loro diocesani, il 27 agosto, mediante lettera pastorale, che l’intero episcopato, compreso il metropolitano, aveva deciso per la salvezza delle anime ad esso affidate, di prestare ubbidienza al pontefice di Roma. Il re Sigismondo rivolse il 24 settembre una lettera pubblica ai Ruteni, nella quale fece conoscere la sua volontà e desiderio, che tutti i suoi sudditi lodassero Dio con una sola voce e un solo cuore, che i fedeli seguissero il loro pastore, i cui rappresentanti si recherebbei’o a Rom per effettuare la riunione della Chiesa rutena con la Sede Apostni a, sotto la condizione del mantenimento del loro rito. Era necessaria questa parola del re, poiché il pauroso metropolita Rahoza, il quale non voleva guastarsela coi magnati ruteni, avversari dell’unione, stava già vacillando.2 Clemente Vili, istruito dal suo nunzio intorno agli avvenimenti importanti in Polonia, attendeva con una tensione, facile a imprendere, la comparsa dei vescovi ruteni in Roma. Egli, che nel passato era stato pure legato in Polonia, apprezzava pienamente l’importanza di questo grande regno come baluardo della cri-na-nità di fronte all’oriente turco, come pure di fronte al nord separato. L’unione di milioni di Ruteni ortodossi con la Chiesa doveva non solo rinforzare politicamente il regno, ma procurare ai e it-tolici la preponderanza assoluta sopra il protestantesimo ili-viso in tante sette.3 Essa poteva pure trasformarsi in un punte naturale verso la Russia. Già dal fatto, che l’udienza del vescovo di Plock, venuto in Roma, durasse il 12 novembre 1595 tre ore intere,4 si poteva dedurre come fosse imminente un’import. nte decisione riguardo alla Polonia. Pochi giorni appresso giunsero i vescovi Terletskyj e Potsiej nella città eterna. Clemente V'[II assegnò loro dimora in un palazzo speciale. Il 17 novembre essi ebbero la loro prima udienza.5 Il papa, così riferirono i vescovi, 1 Vedi gli Atti che si riferiscono alla storia della Russia dell’ovest, pu'e’.h-cati dalla Commissione arcbeografloa, IV. Pietroburgo 1851, N. 78-79 e Liko wski 116 s. 2 Vedi Likowski 118 s. 138. 3 Vedi Spillmann nelle Stimmen aus Maria-Laach XI 97 s. 4 Vedi * Avviso del 15 novembre 1595, TJrb. 1603, Biblioteca Vaticana. 5 Vedi * Avviso del 15 novembre 1595 ibid.