Giordano Bruno dinanzi all’inquisizione romana. 47» trià stato in antecedenza iniziato in Napoli e in Roma il processo contro di lui, potevasi cedere alla richiesta del papa e consegnare Bruno. Quindi nell’anno 1593 Bruno venne condotto a Roma. Intorno al suo contegno ivi tenuto, durante i sei anni di prigionia, per mancanza degli atti del processo, siamo informati solo molto insuf-ficentemente.1 Il 27 febbraio 1593 la causa di Bruno venne trattata dinanzi all’inquisizione.2 Ma solo per la fine dell’anno 1599 per il principio del 1600 esistono alcuni brevi protocolli,3 dai quali risulta ir ogni caso solo, che Bruno asseriva sempre di nuovo che egli « non aveva mai esposto sentenze eretiche, che invece le dottrine ritenute dai membri dell’inquisizione per eretiche, erano solo state male interpretate ». Se questi sforzi del filosofo di sottrarsi alla terribile pena che lo minacciava, sono umanamente facili a comprendersi, non dimostrano essi l’ombra del minimo coraggio delle proprie opinioni. Anche le sue ardite e superbe parole nell’ultimo istante, allorché ogni speranza di esser graziato era svanita: « Voi pronunciate forse con maggior timore la sentenza contro 1 Da molte parti venne espresso il desiderio, che l’inquisizione di Roma si decidesse di far accessibili gli Atti del processo romano alle ricerche storiche. Così si espresse recentemente anche Kuhi.enbeck, del resto molto entusiasta del Bruno, mentre osserva (VI 295 s.) che: « con ciò vi perderebbero solo quei dimostranti del monumento di Bruno, i quali fanno del Nolano il loro santo, senza aver provato neppure l’alito del suo spirito». A Kuh-I-enbeck è sfuggito in quel mentre, che C. GÙttler riferì già nel 1893 nellMr-chiv j. Gesch. der Philos. VI 344 s., che Papa Leone XIII, entusiasta della verità storica, era già pronto nel 1882 a comunicare i documenti riguardanti il Bruno, qualora se ne fossero trovati nell’Archivio dell’inquisizione romana. « Però il risultato delle più minute ricerche fu, che in detto archivio non si trovò nulla in proposito; siccome per i travolgimenti e le rivoluzioni, il detto archivio aveva subito molte peripezie, neanche ora è possibile constatare se tali Atti sieno ancora conservati e dove possono esser andati a finire». Incoraggiato da quest’informazione data il 7 ottobre 1882, si recò il Giittler a Roma, ove l’archivista ed il commissario dell’inquisizione intrapresero con grande cortesia ripetutamente nuove ricerche, le quali però ugualmente alle ricerche