46 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo II. comuni nemici, doveva esser tanto più lungi da un papa, che giudicava spassionatamente la situazione, in quanto egli non poteva contare su altri alleati sicuri. A questo si aggiungeva, che in Roma stessa, pur anche nel Sacro Collegio, Filippo II aveva numerosi aderenti, assolutamente devoti, e che le truppe spagnuole potevano ogni momento minacciare da Napoli, la capitale pontificia.1 Ma di lasciarsi per questo abbassare a « cappellano » del re cattolico, non era neppure lontanamente nell’intenzione di Clemente Vili, un uomo, penetrato in maniera assai profonda della sua dignità e dei doveri della sua alta posizione. Che se la discussione colla Spagna, presto o tardi si fosse dovuta affrontare, occorreva che fosse trattata in maniera la più delicata e con prudente moderazione. Per fare questo era Clemente Vili l’uomo del caso, dato il suo naturale riflessivo.2 Con quale riguardo egli trattasse Filippo II, non lo dimostra solo la lettera autografa e molto benigna, che poco dopo il suo innalzamento al trono, diresse al re di Spagna,3 ma pure la sua immediata concessione delle entrate ecclesiastiche, dalle quali Filippo II ricavava 2.000.000 di ducati annui. Fino dal 9 febbraio 1592 furono concessi il Sussidio e l’Excusado per 5 anni, la Cruzada per sei.4 Filippo II poteva esser per ora soddisfatto anche della posizione, che il papa aveva preso di fronte alla questione francese. Allorché Clemente Vili il 15 febbraio 1592, rispose5 alla lettera diretta a Innocenzo IX dal comandante delle truppe spagnuole, Alessandro Farnese, duca di Parma, egli promise a questi il suo aiuto, poiché nulla gli stava più a cuore che il Regno di Francia.® 1 Vedi la Relazione di T. Contarini presso Alberi I 5, 439. 2 Cfr. IIerre 629 s. 3 La lettera menzionata da T. Contarini, loe. cit., era, insieme a quella diretta al granduca di Toscana, l’unica scritta manu propria. Anche Innocenzo IX l’aveva fatta così. Vedi Arm. 44, t. 36, p. 92b, Archivio segreto pontificio; ove Antonio Boccapaduli * riferisce inoltre, che sotto Gregorio XIII e Sisto V non furono mandati dei brevi con la comunicazione dell’elezione, che all’imperatore, ai re di Spagna, Francia e Polonia e al granduca di Toscana, per gli altri principi fu solo risposto alle loro congratulazioni. Io composi, così prosegue Boccapaduli nella sua relazione, ancora dei brevi per quei duces, ai quali Innocenzo IX, fece giungere tali comunicazioni, (elenco loc. cit. nr. 65-70), ma Clemente Vili non volle farli spedire. Filippo II stesso rivolse il 18 febbraio 1592 da Madrid una *Lettera autografa al papa, nella quale lo assicurava della sua divozione e del suo appoggio, quale figlio fedelissimo della Chiesa. Orig. nell’Archivio Boria in Roma. * Vedi *Indice «de las concessiones que han hecho los Papas de la Cru-zada, Subsidio y Escusado», Archivio dell’Ambasciata di Spagna in Roma. 6 *Farnesio duci Parmae, regis Hispaniarum gubernatori Flandriae et generali, Arm. 44, t. 30, p. 120, Archivio segreto pontificio. 6 *Nihil enim est, de quo laboremus magis quam de Galliae regno. Ibid.