Il barone Ludovico von Pastor. xv Waitz monopolista prussiano della storia. Il giovane, ancora ventunenne dimostrò con una vasta cultura letteraria come il Waitz, non tenendo conto degli errori scientifici, nella terza e quarta edizione di detta opera sotto l’influsso del Kulturkampf abbia taciuto o rimpiccolito opere magistrali cattoliche e scritti di autori cattolici, e come quest’opera tanto consultata sia stata penetrata dello spirito dei creatori della storia protestante prussiana, cosicché le opere di Klopp, di Weiss, di Hefele, di Gfrörer, di Janssen, di Hergenröther, di Philipps e di tanti altri, non vi avessero trovato posto o fossero state indicate a piccoli caratteri come poco utili per la consultazione. « È proprio vero, scrive il Pastor, che la celebre frase di De Maistre, che da 300 anni la storia non è altro che una grande congiura contro la verità, trova il suo pieno avveramento nel nuovo andazzo di scriver la storia in Germania, dopo che anche ivi ha preceduto un periodo, nel quale anche i protestanti giudicano con la più grande sfacciataggine la Chiesa, la sua azione e i suoi ministri ». E così Pastor proseguì nel menzionato periodico a mettere in luce, con somma franchezza e con capacità non comune, l’opera storico-letteraria della Germania protestante. Allo stesso tempo scrisse recensioni di opere di dotti cattolici quali Janssen, Carlo de Smedt, Alberdingk Thijm e di Castelar, (Der Katholik an. 1876-77) delle quali fece rilevare il valore, non mancando di correggere, completare, ove occorresse, ¡1 loro pensiero. Così, quando lo spagnuolo Castelar esaltò l’opera di Ranke su i papi, come un lavoro che sarebbe letto anche dai cattolici più zelanti, Pastor non mancò di osservare che non andava dimenticata la parzialità e tendenziosità dell’autore, mentre « una revisione dell’opera di Ranke da parte dei cattolici era senza dubbio uno dei più pressanti bisogni della storiografia cattolica ». A compiere i suoi studi universitari Pastor si recava nel 1877 a Vienna. Ivi si trovò assai meglio che a Berlino, ma i grandi professori di quell’Universitá (fra questi il celebre Teodoro von Sickel) non ebbero accoglienza amichevole per questo giovane storico. Del resto non gli mancarono ottimi amici, fra i quali il grande storico Onno Klopp, che Janssen gli aveva raccomandato, come «uomo di nobilissimi sentimenti, di profonda pietà, veramente pio, di grandi pregi, ancora di una vivacità un po’ giovanile ». In quel tempo Pastor prese a scrivere per la Revue des Questions liistoriques di Parigi la recensione delle pubblicazioni storiche della Germania, còmpito che egli ha proseguito per ben 20 anni (1877-1897), dando a quella recensione bibliografica il carattere di una specie di universalismo. Bellissima recensione, distribuita in una serie di articoli editi negli Historisch-Politischen Blätter (1877-1880), egli dedicò all’opera di Klopp, Fall des Hauses Stuart. Dalle sue Memorie risulta che in quel tempo aveva ideato di scrivere un volume dal titolo Lo storico moderno nel quale avrebbe dovuto precedere come prefazione una critica contro « gli oltraggi lanciati alla casa imperiale d’Austria dai