Attacchi di Fernando Mendoza contro Aquaviva. 453 viceré. Mendoza aveva diretto a Aquaviva alcune lettere arroganti, che egli avrebbe poi volute riavere. Il Generale dovette consegnarle dietro ordine del papa. Aquaviva aveva spedito a Napoli un uomo di sua fiducia, il quale doveva informarsi sulla condotta del confessore del viceré. Dietro le insistenze di costui dovette esser richiamato questo fiduciario, e allorché Mendoza sparse la voce che ciò era avvenuto per ordine pontificio, Clemente VIII non osò smentire. Le indagini iniziate avevano però messo in luce molte cose aggravanti; ma Clemente Vili proibì ogni intervento, ed essendo giunte nuove accuse, Clemente Vili « per riguardi superiori » rifiutò il permesso, anche solo d’intraprendere un’inchiesta. Dopo la morte del conte di Lemos nell’anno 1601, Mendoza voleva ritornare con la contessa in patria. I Gesuiti spagnuoli si affannarono invano per esser liberati della sua presenza; Aquaviva dovette rispondere che se egli ritenesse Mendoza, il papa darebbe l’orcline di lasciarlo partire.1 Munito d’un breve segreto, che vietava a tutti i superiori di far ricerche intorno a lui, Mendoza accompagnò la contessa alla corte in Valladolid. Ivi si fece presto sentire la sua influenza: il potentissimo duca di Lerma si mostrò tutto in una volta avverso ai Gesuiti. Aquaviva si dette ora ogni cura per allontanare quell’uomo pericoloso dalla corte. Di due tentativi però il primo non raggiunse 10 scopo, ed il secondo già prima del suo inizio fu reso impossibile per una macchinazione.2 Il Generale cercò anzitutto di ottenere il consenso di Clemente Vili per il terzo tentativo. Il papa accolse benevolmente le rimostranze dei Gesuiti, ed assicurò di non voler ostacolare i loro passi contro Mendoza. Ma Clemente VIII anzitutto non voleva guastarsela con la contessa di Lemos, come risulta da una lettera di Aldobrandini al nunzio spagnuolo.3 Aldobrandini scrisse che il papa aveva negato ai Gesuiti un breve contro Mendoza, poiché egli non voleva immischiarsi nell’affare; che anche 11 nunzio non se ne occupasse. Il papa non errava facendo così; egli prevedeva probabilmente ehe contro la potenza di Lerma, Aquaviva non sarebbe riuscito nemmeno con il suo terzo tentativo, e così fu in realtà. Contando s>d papa, Aquaviva aveva incaricato il Superiore della Casa dei professi in Toledo di intervenire contro l’inferiore presuntuoso. Allorché il Superiore lo minacciò della scomunica e di altre punizioni, Mendoza si dichiarò tosto pronto a lasciare la corte. Ma mentre i due trattavano ancora insieme, venne annunziata la visita del nunzio Ginnasio; Lerma e la contessa di Lemos appre- 1 Astráin III 634-638. 2 Ibid. 641-644. 3 Del 23 agosto 1604, ibid. 645.