Morte del Tasso. 653 mi sento al fine della mia vita, non essendosi potuto trovar mai rimedio a questa mia fastidiosa indisposizione, sopravvenuta alle molte mie solite, quasi rapido torrente, dal quale, senza poter avere alcun ritegno, vedo chiaramente esser rapito. Non è più tempo che io parli della mia ostinata fortuna, per non dire dell’ingratitudine del mondo, la quale ha pur voluto aver la vittoria di condurmi alla sepoltura mendico, quando io pensavo che quella gloria, che, malgrado di chi non vuole, avrà questo secolo da i miei scritti, non fosse per lasciarmi in alcun modo senza guidar-done. Mi sono fatto condurre in questo monastero di S. Onofrio, non solo perchè l’aria è lodata da’ medici più che alcun’altra parte di Roma, ma quasi per cominciare da questo luogo eminente, e con la conversazione di questi divoti padri, la mia conversazione in cielo. Pregate Iddio per me, e siate sicuro che sì come vi ho amato ed onorato sempre nella presente vita, così farò per voi nell’altra più vera, ciò che alla non finta ma verace carità s’appartiene. Ed alla divina grazia raccomando voi e me stesso ».x Il cardinale Aldobrandini, fece quanto stava nelle sue forze per conservare la cara vita o almeno per lenire le sofferenze del poeta, il quale non era solo tormentato dalla febbre, ma pure dagli attacchi di sua malinconia. Il cardinale gli diede due servitori, gli mandò il suo proprio medico e quello del papa, ma tutto fu inutile.2 I pochi giorni che furono ancora concessi a questo grave infermo, furon da lui trascorsi immerso nella preghiera ed in pie meditazioni. Non è possibile visitare senza profonda commozione la stanza semplicissima,® nella quale il poeta passò i suoi ultimi giorni; essa è stata più tardi trasformata in « Museo del Tasso ». Il poeta assegnò al convento di S. Gregorio come a quello di S. Onofrio del danaro per la celebrazione delle messe in suffragio della sua anima; a quest’ultimo egli dette in legato la croce di bronzo <‘he gli aveva regalato il papa.4 Egli ricevette il 24 aprile con pietà commovente il santo Viatico e l’estrema unzione. A questa notizia corse Aldobrandini dal papa per chiedere per l’amico morente la benedizione e l’assoluzione. Sommamente rattristato, assecondò Clemente la preghiera del suo nepote, il quale si recò allora in persona a S. Onofrio per procurare all’ammalato, con quella prova di favore del Capo della Chiesa, l’ultima consolazione. « Questa 2> f, 5; Jìaffico ibid. XXII (ottobre, 1892) 25 s. 2 Vedi Solerti I 806. 3Cfr. Prinzivalli 152 s. * Vedi Solerti I 807.