Il pontificato di Clemente è un periodo di transizione nel campo dell’arte. 657 mondo cattolico. Il trionfo ch’essa incontrò sulla sua via era ben meritato, poiché conteneva delle bellezze immortali. Poche creazioni della letteratura mondiale la raggiungono per la profondità del concetto, per la tensione e varietà degli eventi, per l’abbondanza ed impressionante vivacità dei caratteri, per la forza e veracità delle descrizioni dei paesaggi, perii palpito delicato di vera vita lirica e per l’incanto d’uno stile irresistibile. Essa occupa un posto eminente nella cultura grandiosa dell’epoca della restaurazione cattolica.1 Non più l’Ariosto mondano, ma il serissimo Tasso, profondamente religioso, fu il poeta prediletto di quel tempo. Già nel secolo xvn divenne la Gerusalemme liberata Vepos popolare, stampato e cantato in tutti i dialetti principali d’Italia.2 Essa ha pure ispirata la musica3 e l’arte 4 di quel tempo. 2. Il lungo pontificato di Clemente Vili come nel campo religioso-politico, così pure si dimostrò in quello dell’arte un periodo di transizione nel quale le tendenze più antiche cedevano pian piauo il posto ad altre più nuove. Clemente Vili si attenne più alle prime. Fra gli architetti egli, oltre Giovanni Fontana, si servì da principio quasi esclusivamente di Giacomo della Porta; solo quando questi, nell’autunno 1602, venne a morte, Carlo Maderna prese il suo posto. Nel campo della pittura il papa favorì nella persona di Giuseppe Cesari, conosciuto col nome di Cavaliere d’Arpino, la scuola del classicismo tradizionale, mentre il naturalista Caravaggio già 1 Cfr. Troeltsch nella li ist. Zeitsohr. CX 548 s., il quale giudica: «Appunto 'juesta coltura cattolica della Controriforma fu base dello svilupo moderno scientifico-filosofico, giuridico ed estetico-artistico, e non già il protestantesimo ». Questo giudizio è anche contro Ranke, il quale pretende, che l’innalzamento spirituale della Chiesa abbia bensì giovato allora ad elevare l’arte, ma sulla *i-ienza abbia agito reprimendola ». (Päpste 1 7 321), col che si confronti anatra gli Hist. polii. Blätter, XXXIV 1019 annot. ■ Cfr. Salvioni, La Divina Commedia, l'Orlando Furioso e la Gerusalemme 'limita nelle versioni e nei travestimenti dialettali, Bellinzona, 1902. 3 Cfr. D’Angeli, La Gerusalemme liberata nel melodramma, in La cronaca musicale, 1909, nn. 4, 5. 41 disegni di Bernardo Castelli (vedi Baglione 384, 395 s.), per la Geru-wicmme liberata del Tasso vennero già incisi da Agostino Caracci e Giovanni outana per l’edizione stampata nel 1590 in Genova; vedi Tiiieme VI 147. taracci, Guido Reni e Guercino ebbero una predilezione speciale per l’opera '' lasso; cfr. Solerti nel periodico Emporium III (1896) n. 16, ove pure si '■itta e in parte è riprodotto l’interessante ciclo di affreschi dei discepoli dei >racci con scene dalla Gerusalemme liberata nel palazzo Rossi in Bologna ia - [azzini 29). F. ÌIalaguzzi Valeri tratta nella Rassegna d'arte Vili 10, 1 ' (pinti di Tiepolo desunti dalla Gerusalemme liberata. Pastor, Storia dei Papi, XI. 42