Zelo di Clemente Vili nel decidere la lotta della grazia. 571 esortazione cioè ad una maggiore prudenza, ed ammonizione per l’imprudenza commessa. In questo frattempo era svanita difatti l’indignazione di Clemente Vili. U cardinale Aldobrandini scrisse il 12 aprile 1603 al nunzio di Spagna, che venisse abbandonata quell’infinità mole di scritti e pareri che erano stati accumulati su la tesi di Alcalá nonché la stessa questione. Clemente Vili si era dunque avveduto, allora, che non ostante le tesi di Alcalá, nessuno pensava a mettere in dubbio la sua autorità e dignità come papa. Ma, per l’ulteriore sviluppo delle lotte sulla grazia, questi avvenimenti furono di cattivo presagio. I malintesi del papa avevano dimostrato, purtroppo evidentemente, che egli non disponeva d’una profonda cultura dommatica. Difatti non è nemmeno certo ch’egli abbia mai studiato la dommatica. Egli aveva frequentato nella sua gioventù l’università di Bologna, ma i giovani che intendevano dedicarsi al servizio della Curia studiavano il diritto canonico, nè risulta che il giovane Aldobrandini abbia fatto eccezione.1 Eppure Clemente VIII volle ora presiedere personalmente le Congregazioni nelle quali si trattavano le questioni più spinose della dommatica. Egli, malgrado la sua età, si approfondi con ardore negli studi di teologia, leggeva sin nella notte inoltrata, lavorava e disputava così che il cardinal Pierbene-detti osservava scherzando, che egli si era trasformato nella sua vecchiaia da giurista in teologo.2 Egli credeva per questa via, col-Pascoltare le discussioni, di poter giungere a quella chiarezza che è necessaria per poter formulare un giudizio dommatico; egli procedeva in questa cosa come un uomo privato, che, per mezzo dello studio personale vuol penetrare una questione scientifica, anziché come un papa che si prepara ad una definizione dommatica. La nuova serie delle dispute fu cominciata il 20 marzo 1602. Negli appartamenti del papa si riunirono i suoi più intimi consiglieri, 1 cardinali Pompeo Arigoni e Camillo Borghese, oltre i membri della Commissione, i quali si erano già quattro volte espressi contro violina, e che erano ora ringagliarditi da quattro nuovi consultori. In ultimo vennero introdotti i due Generali degli Ordini con i teologi da essi scelti; al fianco del Generale dei Domenicani, Girolamo Javieres, si presentò di nuovo Diego Àlvarez; il Generale dei Gesuiti portò seco quale suo teologo Gregorio di Valencia. Le discussioni che cominciarono ora, seguirono completamente 1 Astràis 332. ‘ * Ipse [Clemente Vili] efEerventissime vigiliis, laboribus et libris incupire, disputationibus adesse, quaestiones invehere, disputare, sibi non parcere, "ue> ut Perbenedictus ioco dicere solebat, ex iurisperito repente in senecta wologus evaserat {Annales di P. E. Santobi, Biblioteca Vallicel-Usa in Roma K 7 s.. 615'>). Cfr. Coudebc I 346, 352.