Il papa e le tesi di Alcalá. 567 zioni dovesse seguirli. Una loro imprudenza irritò il papa somma-niente contro di essi, proprio al momento in cui, più che mai, doveva importar loro della sua benevolenza. L’occasione a questa nuova tempesta fu data da una domanda sottile della teologia scolastica, che il 7 marzo 1602 era stata difesa nel loro collegio in Alcalá.1 Se, per esempio, un papa è stato eletto canonicamente e riconosciuto dalla Chiesa, allora secondo i principii cattolici si deve infallibilmente ritenere che egli è veramente papa e successore di san Pietro. Ma si può andar oltre e domandare: soltanto è infallantemente sicuro che un determinato papa, per esempio, Clemente Vili, è successore di san Pietro, o questo appartiene alle verità di fede rivelate da Dio ? Poiché se Dio rivela che tutti gli uomini derivano da Adamo, allora ha egli pure rivelato che questo e quel tale uomo discende da Adamo. Così nella frase, di certo rivelata: tutti i legittimi papi sono successori del principe degli apostoli, è contenuta nello stesso modo anche l’altra, cioè che in Clemente Vili si è continuata la vera successione di Pietro? Su questo punto i teologi sono di opinioni diverse: gli uni rispondono affermativamente, gli altri negativamente. La questione non ha valore pratico; nessuno dei teologi metteva in dubbio che Clemente Vili non fosse veramente papa, nemmeno coloro i quali non vi potevano vedere una verità rivelata in piena regola.2 Tale questione veniva trattata nelle aule come esempio dietro il quale possono essere spiegate certe tesi colla dottrina sulla fede.3 Gli Agostiniani, per esempio, avevano sostenuto il 7 maggio 1601 in Saragozza, in una disputa pubblica, l’opinione negativa,4 senza che nessuno se ne inquietasse. Allorché un professore all’università di Alcalá presentò nel luglio seguente le stesse tesi, se ne avvide Peña in Roma, e chiese l’intervento dei tribunali romani, ma senza che ne risultasse un qualunque passo.5 Solo allorché i Gesuiti 'Eleutherius 333-337; Astráin 315-331. _ 2 Ciò va pure osservato intorno alla frase di Ranke (Päpste II9, 200 n.): • La dottrina con la quale essi [i Gesuiti] minacciano presso Contarmi, è, che il papa è di fatti infallibile; ma che non è articolo di fede il ritenere l’uno 0 ' altro per il vero papa ». Non si tratta dei Gesuiti in genere, ma solo di quelli di Alcalá, e nelle dottrine di questi non trovasi nessuna minaccia. Alle tesi di Alcalá (o alla « minaccia » di un concilio? vedi più sotto pag. 575 n. 3), si riferisce forse anche il passo di A. Harnack, che: « Nod solo si minacciava 11 papa e si cercava di intimorirlo, allorché sembrò che egli fosse troppo favorevole ai Domenicani, ma persino i più zelanti papalisti, scuotevano il sistema 3 ^ndamenta » (Lehrbuch der Dogmengesch. Ili4, Friburgo, 1910, 739). vtt 3 MÌglÌori Particolari, p. es., presso Crist. Pesch, Praelectiones dogmaticae I3 Friburgo, 1910, n. 272 ss. ‘Astráin 321 s. 6 Ibid. 315.