92 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo II. venuta di Du Perron « l’inviato d’ Enrico di Borbone », il cui incarico egli non conosceva ancora con precisione, ed annunziò per il 2 agosto la convocazione di una Congregazione generale.1 Il 29 luglio Sessa consegnò al papa un memoriale esteso contro l’assoluzione di Enrico.2 Con somma sorpresa di tutti, nel Concistoro del 31 luglio Clemente Vili non fece neppure una parola su la questione francese.3 Ma lo stesso giorno egli fece venire seco l’uditore spagnuolo della Rota, Francesco Pena. In questa lunga udienza il celebre canonista, spiegò ancora una volta tutta la sua scienza-, per spingere il papa contro Enrico di Navarra. Ma Clemente Vili rimase nel suo parere opposto, essendovi altrimenti pericolo d’uno scisma.4 Alla Congregazione generale, che ebbe luogo il 2 agosto nel Quirinale, comparvero tutti i cardinali, fuorché Aragona e Para-vicini, impediti da malattia. In mezzo alla più grande tensione di tutti i presenti, Clemente Vili prese la parola, per esporre dettagliatamente il corso delle trattative che avevano avuto luogo sin ora con « questo principe » - così chiamò egli Enrico IV - e si esternò così francamente, che si potè osservare come in certi punti, Sega e Joyeuse si facessero rossi. Il papa osservò, che dopo aver per tanto tempo sostenuto la Lega, egli aveva pur dovuto assistere alla continua ascensione di Enrico. Al presente era questi padrone di Parigi e di quasi tutte le altre grandi città, in caso d’un rifiuto della sua domanda di conciliazione minacciava uno scisma. Il papa fece poi leggere dal suo segretario Canobio il testo della lettera del re, dell’8 novembre 1594,5 tradotta in italiano, poi la lettera credenziale per Du Perron e Ossat, e finalmente la domanda presentata da questi due. Dopo 1 Gli * Acta consist. nell’A r c h i v i o concistoriale in V a t i-c a no (ora A r c li i v i o segreto pontificio) registrano al 17 luglio 1595: Deinde N. D. N. dixit advenisse ad urbem Peronium Henrici Borbonii legatimi; quaenam autem mandata afferat, adbuc S.li S. non esse satis explo-ratum; cum ea sibi exposita fuerint, cardinales statim se facturum certiores. Secondo la versione degli * Acta consist. nel God. Barò. XXXVI 5 III disse il papa: Vos scitis negotium Gallicanum; nos adhuc non dedimus audientiam isti qui venit (dabimus autem quam primum); vix enim advenit in Urbem, fuit ad osculandos pedes nostros, et nihil de his rebus locutus est; cum redierit ad nos, audiemus et videbimus quid afferai, et deinde faciemus congregationem generalem. Biblioteca Vaticana. Cfr. anche Niccolini presso Des-jardins V 223. 2 * Memoriale del duca di Sessa, del 29 luglio 1595, in Borghese III 72'> p. 665 s. Archivio segreto pontificio. 3 Vedi Niccolivi presso Desjardins V 243. 4 Fr. Pena ha descritto ampiamente tutta questa udienza nel 2 voi. delle sue * Annotazioni nell’A rchivio segreto pontificio, A.A. Arm. 1-XVIII, n. 4021. Cfr. anche la Lettera dell’inviato urbinate A. Geronimo, in data, Roma 29 luglio 1595, in Misceli, di stor. ital. X (1870) 740. 5 Cfr. sopra p. 85.