538 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo X- Valladolid.1 Ivi nel Collegio gregoriano dei Domenicani l’avversario dichiarato dei Gesuiti fu Diego Xuño; egli presentò agli studenti la dottrina di Molina come contraria alla fede, e lui stesso come un uomo ignorante, ardito e blasfematore, attribuendo spesso all’avversario delle sentenze, che questi aveva espressamente riprovato e rifiutato. L’orrore contro il presunto eretico si manifestò nelle aule con un batter di piedi universale ogni qual volta si nominasse solo Molina.2 Un confratello di Ñuño fece pregare per la conversione di Molina, poiché egli potrebbe divenire un drago uguale a quello dell’Apocalisse, il quale strappa via la terza parte delle stelle dal cielo.3 Per completare la sciagura, il più accanito antigesuita che avessero i Domenicani, Alonzo de Avendaño, giunse a Valladolid come quaresimalista ed abusò del pulpito contro il nuovo Or dine, sebbene non lo designasse per nome. Pian piano anche i migliori amici dei Gesuiti cominciarono a temere, che non tutte quelle accuse che venivano lanciate dal pergamo e dalla cattedra fossero campate in aria.4 I Gesuiti pensarono allora di difendere per loro giustificazione le dottrine di Molina in una disputa pubblica, dimostrando anzitutto, che egli non sosteneva affatto quelle tesi che gli venivano attribuite. La disputa ebbe realmente luogo il 5 marzo 1594; ma Ñuño provvide perchè essa non raggiungesse il suo scopo. Poiché era concesso ad ognuno dei presenti di avanzare delle obiezioni contro le tesi annunziate per la difesa, Ñuño si servi di questo diritto e dichiarò alcune tesi, che egli attribuiva ai Gesuiti, per eretiche e erronee. Il Gesuita destinato per la difesa rispose e il preside della disputa, il gesuita Antonio de Padilla, aggiunse che le tesi impugnate non erano nè eretiche, nè si trovavano in Molina. Egli volle provare questo con la lettura di alcuni passi del libro del Molina. Ma Ñuño non lo permise; egli cominciò a gridare ad alta voce che aveva già portato la prova, che il passo che aveva già letto era eretico, e continuò a gridare quando Padilla s’accinse a leggere ancora degli altri passi. Alcuni degli astanti cercarono di calmare l’irritato. « Lasciatemi fare, rispose egli, poiché io combatto per la fede ». Ora il Gesuita, che aveva l’incarico di rispondere alle obiezioni, perdette la pazienza; e si lasciò trasportare alla domanda sdegnosa: « Sono forse presso di voi le chiavi della, sapienza? ». Al che Ñuño soggiunse, esser segno di grande orgogli" dire simile cosa.5 1 Astkàin 176-200. 2 Gonzalo Perorila, avvocato dei Gesuiti, l’inviò in loro nome all Inqul zione (presso Astkàin, 195 s.ì. 3 Ibid 197. 4 Ibid 177. 5 Ibid 179 s.