448 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo IX. gliasse intorno a ciò con tutta libertà, ma nello stesso tempo, cerco di ottenere dal papa un suggerimento ai Gesuiti favorevole alle sue intenzioni; a questa richiesta Clemente Vili non acconsentì in principio. Dal 24 novembre al 3 dicembre non ebbero luogo assemblee generali ; si discusse bensì in privato intorno alle proposte presentate, ma poi esse dal 3 sino all’8 dicembre furon respinte ad unanimità di voti. Acosta vedendosi impotente nel suo isolamento totale, votò insieme agli altri.1 Dietro le rinnovate pressioni di Sessa, il papa aveva fissato per la deliberazione del-I’8 dicembre l’oggetto della discussione; si doveva decidere se i voti definitivi dovevano esser emessi dopo uno spazio di tempo prefisso, onde, scorso il termine, esistesse un diritto a pronunciarli. La congregazione dichiarò che se essa si fermava anche solo su questo punto così essenziale, era esclusivamente per ubbidienza al papa. Seguì quindi nuovamente ad unanimità di voti la decisione di rimanere anche in questo alle prescrizioni del Loyola.2 Nelle settimane seguenti fu discusso intorno alla posizione da prendersi verso la teologia di Tommaso d’Aquino e circa alle diversità di opinioni teologiche,3 fu vietato ai membri dell’Ordine di occuparsi di politica,4 e negato a discendenti di ebrei e di mori di entrare nell’Ordine.5 Decisiva per quest’ultimo provvedimento fu la constatazione che di ventisette scrittori di memoriali contro la costituzione dell’ordine, almeno venticinque erano dei cosidetti neocristiani.6 Il 31 dicembre poi si rivolse l’Ordine con aspre parole ai suoi figli infedeli, i turbatori della pace e suscitatori della rivoluzione, nonché contro le loro «false calunnie», che essi, «senza 1 Astràin III 585-587. Juvencius presenta più volte la cosa così erroneamente come se i malcontenti avessero avuto un partito nella Congregazione. Intorno a ciò Astràin III 603 annot. 8 Astràin III 587 s. 3 Ibid. 589. 4 Cfr. la presente opera voi. IX p. 300 s. 5 Astràin III 588-593; cfr. 338, 369, 493, 498. Presso i Domenicani ave-vasi la stessa difficoltà dell’ accettazione almeno per la Spagna (Bull, ord. Praed. IV 125; Monumenta ord. Praed, liist. X 231), ugualmente per la provincia portoghese dei Carmelitani (Antonius a Spirito Sancto, Consulta varia, Lione 1675, 360). Per i Francescani cfr. Bull. Bom. VII 918: ^ W 59. Intorno a questo dubbio su i neocristiani in generale tratta Ag. Barbosa. Votorum deeisìvorum t. II, Lione 1723, I 3, vot. 93, p. 102-128. Cfr. 1 ' mente Vili il 14 gennaio 1603, Bull. X 889: In Portogallo essi non devoii" ottenere dei canonicati con cura di anime, in Coimbra addirittura solo quelli 11 terzo e quarto grado. 6 Astràin ìli 593. Il cardinale Enrico di Portogallo già in occasione de •> Congregazione generale del 1573 aveva chiesto un intervento del papa, 011 ' nessun neocristiano potesse venir accolto nell’Ordine, altrimenti sarebbe < a temere « ne Societas ista periclitetur et destruatur » (ibid. 695). Ignazio v<)' solo della precauzione nell’ammettere i neocristiani (Mon. Ignat. I 336, ^ • •H’- Zeitsehr. fiir kath. Tìieol. 1923, 589).