544 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo X. san Tommaso; che per ora i membri d’un Ordine non assistessero alle dispute dell’altro; che ad essi non era permesso di dichiarar la dottrina dei loro avversari eretica o erronea, ed anzi venivano esortati a dire bene gli uni degli altri; i contravventori verrebbero puniti. Alarcón e Yillafranca vi aggiunsero ancora l’ordine, di bruciare entro otto giorni tutti gli scritti contro persone appartenenti all’altro Ordine.1 In seguito a questo accordo vennero allontanati dall’insegnamento Ñuño, Padilla e ancora nn altro gesuita, il quale aveva spesso disputato con Bañes; con Bañes poi si fu paghi di una severa reprensione e di un ammonimento. I Domenicani fecero del tutto per far revocare la destituzione di Ñuño, nella- quale essi videro un insulto al loro Ordine; ma il re rimase nella sua decisione, e per un anno intero fu ristabilita la pace.2 Se i Domenicani si dimostrarono meno obbedienti dei Gesuiti, ciò si spiega forse per il fatto, che essi giudicavano come un’ingiustizia di essere messi nella vertenza alla pari con un Ordine più giovane. Quest’impressione si palesa chiaramente in un memoriale che Bañes diresse il 28 ottobre 1597 a Clemente Vili, in nome del Generale dei Domenicani e di tutto il suo Ordine, per ottenere che fosse tolto il divieto per i frati dell’Ordine dei Predicatori, e solo per questi.3 In questa supplica viene presupposto, come cosa sicura, che la dottrina della grazia di Bañes, anche nel punto controverso, sia l’antica dottrina cattolica come l’avevano insegnata Agostino e Tommaso d’Aquino; come pure che sia chiarissimo che i Gesuiti portavano delle innovazioni. Ma che dietro l’esempio dell’apostolo Paolo, il quale resistette persino a Pietro, avrebbero i Tomisti sempre aborrito le innovazioni, ed ora pregavano la Sede Apostolica, di non voler condannare la vera dottrina al silenzio, a causa di una idea curiosa,4 che le era stata contrapposta. Sino alla decisione della controversia da parte del papa potevano trascorrere degli anni; inoltre gli autori di queste innovazioni si darebbero impegno per trarre le cose in lungo. Intanto la dottrina nuova approfondirebbe le sue radici. Finché durava l’obbligo del silenzio, sarebbe stato impossibile d’insegnare la dottrina della grazia e della predestinazione, ciò che sarebbe tanto più increscioso in quanto questa dottrina si rispecchia in tante altre questioni delle scienze sacre. Inoltre questo divieto metteva nelle università i Domenicani in diverse difficoltà pratiche. 1 Ibid. 208 s. 2 Ibid. 210. _ {0j 3 Stampato insieme alle controsservazioni di Bellarmino (vedi più sn presso L. de Meyere, 231 ss. 4 Curiosedad.