Diversità delle opinioni di Molina e di Bañes. 527 danno alla volontà la sola facoltà di agire, che però non può mai trasformarsi in un’azione.1 Come vediamo, la disputa delle scuole qui tocca i più profondi abissi della vita più interna dell’anima: il misterioso intreccio dell’azione divina ed umana nel cuore dell’uomo, la varietà dei meandri infiniti per i quali la carità divina si affatica per la conquista dell’anima dell’uomo, i tre volte incomprensibili decreti dell’elezione e della riprovazione, i cui abissi un Paolo2 non credette (li poter onorare meglio che con l’ammutolire riverente. La presupposizione ed il fondamento per intendere ed apprezzare la disputa è quella dottrina del cristianesimo la quale, intimamente unita ai dommi della Santissima Trinità e dell’incarnazione, forma il più forte contrasto con ogni genere di razionalismo e naturalismo superficiale, cioè la dottrina del naturale e del sovrannaturale. Secondo la dottrina cattolica l’uomo è destinato a un fine sovrannaturale, cioè ad un fine al quale egli non avrebbe nessun diritto per le sue disposizioni naturali, e che egli non è capace di raggiungere, ed anzi, neppure di immaginare mediante le sue sole forze naturali. Cioè egli dovrebbe esser ammesso nell’eternità alla contemplazione diretta di Dio, alla quale del resto non avrebbe, per sè, diritto che il figlio unigenito di Dio, il quale per l’incarnazione diviene il fratello dell’uomo e lo innalza alla figliuolanza di Dio e lo rende suo coerede. A questa mèta sublime corrisponde già in terra un misterioso innalzamento del giustificato mediante l’ordine delle grazie. Egli non è più soltanto un semplice servo di Dio, ma per mezzo della grazia giustificante diventa un suo figlio; la sua anima è nobilitata, quasi come un albero selvatico da un nobile innesto, la sua natura spirituale viene come trasfigurata dalla grazia santificante, il suo intelletto per l’infusa virtù della fede, la sua volontà per l’infusa virtù della carità. L’eterna gloria non yiene dunque gettata là come pura elemosina all’anima nobilitata ltl questo modo, ma essa al contrario può guadagnarsela. Ma siedine le forze naturali dell’uomo non bastano a questo scopo, così 'iene Iddio in suo aiuto appunto con questo genere di grazia, inforno alla quale si è accesa la questione tra i Gesuiti ed i Domenicani: la grazia preveniente e cooperante, la quale consiste in '''umiliazioni dell’intelletto ed in incitamenti della volontà. Que-■-t° aiuto della grazia è un dono completamente gratuito di Dio, 1 in particolare presso J. Pohle, Lehrbuch der Dogmatik II4, Paderbona, 9» 458 ss., 474 ss.; Heinricii-GtUtberlet, Dogmatische Theologie, Vili, l73^°nza’ 1897, 446 ss.; Morgott nel Freib. Kirchenlexikon2, I 1952 ss.; Vili Du SS '° storico non può evitare una spiegazione più dettagliata del Qui ° C0I^roverso, anche Ranke si vide costretto a tentarlo (Päpste, II8 194). Qon e il luogo di fermarsi sui molteplici errori di Ranke. EPist. ad Rom., 11, 33.