166 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo IV. con la bontà, nè con la severità; il tentativo di fondere quest’elemento, religiosamente ed etnicamente straniero, con l’unità governativa e nazionale, risultò impossibile.1 Spesso vennero i Moreschi stessi all’attacco. In Valenza si giunse al punto di dover nascondere i crocifissi, per salvarli dalla mutilazione e dalla profanazione da parte dei Moreschi.2 Più alto che mai si levò allora il grido per l’espulsione e l’esterminio di questi sfacciati stranieri. Con tutto ciò Clemente Vili era ancora sempre per l’applicazione di mezzi miti. È rimarchevole, che egli abbia diretto le sue esortazioni appunto a quel prelato spagnuolo, che insisteva più vivamente presso Filippo III per l’immediato esterminio dei Moreschi. Era questi l’arcivescovo di Valenza, Giovanni de Bibera. Dopo che il papa, il 6 aprile 1604, ebbe chiesto a lui ed ai suoi suffragaci informazioni sul contegno dei Moreschi,3 venne inviata all’arcivescovo, il 20 settembre 1604, l’esortazione di attirare le persone deviate dalla religione cristiana, coll’immediata erezione di scuole e di parrocchie,4 mezzo la cui applicazione il papa, d’ac cordo con Filippo III, aveva da anni raccomandato ed appoggiato, ma la cui effettuazione era stata rimandata.5 4. Un punto importante non era stato definito, nella pace di Vervins. Dopo la morte dell’ultimo marchese di Saluzzo (1548), la Francia e la Savoia si contendevano, colla forza e con astuzie di ogni genere, il possesso di questo piccolo ma importante paese confinante, che aveva per la Francia il valore d’una cittadella verso l’Italia, e che significava per la Savoia il dominio sul Piemonte, anzi la sicurezza della propria terra.6 Carlo Emanuele I di Savoia, di smisurata ambizione, un politico senza scrupoli, sul tipo do tiranni del rinascimento, approfittando dei torbidi della Francia, aveva occupato il marchesato nel 1588; nel 1598 egli era tanto meni disposto a rinunziare alla sua preda, o a dare un compenso per essa ad Enrico IV, in quanto già nella pace di Vervins aveva perduto la 1 Cfr. L. P fan di,, Spanische Kultur u. Sitte des 16. u. 17. Jahrh., Kempten 1924, 12 s. 2 Vedi Philippson, Heinrich IV. Vol. II 128 s. 3 Vedi il * Breve agli « episcopi regni Valentiae» nell 'Arm. 44, t. 56, p. 1"-Archivio segreto pontificio. 4 * Breve ibid. p. 312. Cfr. Hinojosa 409. 5 Cfr. Bull. X 337 s„ 790 s„ 812 s., 831 s.; XI 24 s. 6 « La ville de Saluce n’est qu’à une petite journée de Turin et Carmagnollo n’en est qu’à une petite demie journée, et tout le Marquisat est comme une citadelle pour les François sur toute l’Italie et particulièrement sur le Piémont ». D’Ossat a Villeroy, Iîome 1600 Aoust 14, Lettres d'Ossat II 198.