414 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo Vili. imbarazzo per mancanza di danaro, incominciarono i patriarchi di Costantinopoli ad interessarsi dei Ruteni. Così nel 1586 si presentò un inviato del patriarca di Costantinopoli, e due anni più tardi egli stesso. Al ritorno da Mosca, ove Geremia II si era lasciato indurre a fondare un patriarcato russo indipendente, si trattenne questi nel 1589 per più tempo presso i Ruteni. Il re Sigismondo IH gli concesse piena libertà per la sua attività eccesiastica, ma tosto si vide, che al patriarca più che la riforma morale del clero profondamente decaduto importava il confermarlo nello scisma, già seriamente minacciato. Ma le misure prese a questo fine si dimostrarono assai infelici per la mèta alla quale mirava Geremia II. Già con la nomina d’un esarca venne diviso l’episcopato ruteno. Un altro colpo sbagliato fu l’innalzamento delle confraternite religiose di Leopoli e Wilna al grado « stauropigiaco »: poiché con ciò vennero sottratte le comunità laiche alla giurisdizione episcopale ed autorizzate di sorvegliare non solo l’ortodossia del basso clero, ma pure quella dei vescovi !1 Causa la disillusione generale, che aveva suscitata l'opera del patriarca Geremia, venne, poco dopo la sua partenza, ponderato seriamente dai vescovi ruteni il pensiero di staccarsi da Costantinopoli e di procurarsi, con l’unione con Roma, un rinnovamento delle condizioni ecclesiastiche. Nello stesso tempo maturò anche presso il cancelliere polacco Giovanni Zamojski e presso il re Sigismondo la ferma decisione di sciogliere la Chiesa rutena dall’unione col patriarcato di Costantinopoli e di unirla con la Santa Sede. Sigismondo fu guidato a questo proposito principalmente da punti di vista religiosi, influenzato da Pietro Skarga, il quale dedicò a lui nel 1590 la seconda edizione del suo libro Intorno aWuiiilà della Chiesa di Dio.2 Presso il cancelliere ebbero il primo posto le considerazioni politiche. Al suo sguardo acuto non sfuggì il peri' o]o che esisteva per l’inclinazione dei Ruteni verso la Russia, popolo ad esso affine, nel nuovo patriarcato eretto in Mosca nel 1589, il cui titolare si chiamava pure patriarca di tutta la Rutenia. Quanto ai vescovi ruteni, nella questione dell’unione, se Gedeone Ba!;i-ban di Leopoli si lasciò guidare principalmente da interessi priv iti, Cirillo Terletskyj di Luck, al contrario, fu indotto dalla riflessione > uè una rinnovazione della sua Chiesa non sarebbe stata possibile, che mediante il distacco dal decaduto patriarcato di Costantino- 1 Vedi Likowski 63 s., 81 s., 84 s. L’opinione di prima, che Geremi- il avesse richiesto grosse somme al metropolitano di Lituania per la conseera-zione, è stata confutata dalla pubblicazione di Milkowicz: Montini. Confrah 1 tatis Stauropigianae Leopoliens. (I, Leopoli 1895, n. cclviii). Ma siccome tale somma ora stata chiesta da un compagno ed intimo del patriarca, cadde anche su di esso l’indignazione. 2 Cfr. Berga, 223 s.