Il papa e la successione di Svezia: invio di Powsinski. 383 mente nell’ombra. Egli aveva raggiunto tutto quanto poteva desiderare per rendere impossibile al suo nepote il pieno esercizio del regio potere, venendo considerato già questo non più del tutto coinè re, ma piuttosto come uno straniero pretendente alla corona, e come, un apostata, dal quale si dovevano guardar bene perchè pericoloso per la religione.1 Il duca Carlo avrebbe visto ben volentieri che Sigismondo fosse rin.nsto del tutto in Polonia. Il re stesso titubava. Si dice che egli ahi.¡a chiesto consiglio al papa, ma che questi non volle assumersi la responsabilità, nè per un si, nè per un no.2 Ciò è molto facile a capirsi, poiché, dopo gli ultimi eventi, la speranza di riconquistare la Svezia si era fatta incerta, e non piccolo era il pericolo di perdere terreno in Polonia. Molte cose davano ragione a coloro che consigliavano Sigismondo di consolidare prima la sua posizione in Polonia, per poter poi affrontare con tutta la forza, per la conquista della corona di Svezia, il duca Carlo e gli altri nemici; Sigismondo credette al contrario di non dover rimandare il viaggio nel suo regno ereditario, ed insieme la presa di possesso della cordila svedese appartenente a lui di diritto. Allora Clemente VIII fece di tutto per aiutarlo. Già appena morto Giovanni III, il papa aveva nominato una congregazione composta dei cardinali Aragona, Galli, Bonelli, Salviati, Sforza e Montalto, per discutere il da farsi di fronte alla nuova situazione.3 Nell’aprile 1593 ricordò ai nobili ed ai vescovi di Polonia i loro doveri verso Sigismondo;4 al principio di agosto egli spedì là, nella persona di Bartolomeo Powsinski, un delegato speciale, latore di consigli e di un sussidio di 20.000 scudi.5 Powsiiiski aveva ordine di agire nel più stretto accordo con Malli pina. Dopo di essersi congratulato con il re per il prossimo I'