La Santa Sede sprovvista di milizie: suoi aggravi finanziari. 595 e 1000 soldati còrsi, ridotti più tardi a soli 800. Ma questi non erano che destinati a combattere i banditi, così che non si poteva parlare d’una vera forza armata. Anche i capitani di qualche valore non venivano presi in servizio che per qualche tempo, secondo il bisogno. Il posto di generale della Chiesa, ben remunerato, tenuto da Gian Fancesco Aldobrandini, era diventato una carica d’onore. Anche la marina, della quale una volta Pio V, e più tardi ancora Sisto Y si erano presi cura, si trovava in decadenza. A prescindere dall’arsenale di Civitavecchia, non ve ne erano altri nello Stato Pontificio. Per un’economia male intesa, Clemente Vili avrebbe sospeso volentieri le spese per le sei galee armate che si trovavano dai tempi di Sisto V in poi in quel porto; solo la necessità di una difesa delle coste contro i pirati turchi lo decisero a mantenerla. Benché mancassero nello Stato della Chiesa le spese regolari per truppe stipendiate, come quelle che aggravavano il bilancio degli altri Stati, pure le finanze pontificie si trovavano in uno stato deplorevole, causa l’enorme peso di debiti, di 12 milioni di scudi, che Clemente Vili trovò all’inizio del suo pontificato. Dalla totale entrata annua, ammontante circa a un milione e mezzo, più d’un milione di scudi, cioè due terzi dell’introito, andava per pagare gli interessi dei debiti negli uffici e luoghi di Monte.2 Con l’entrata netta di un mezzo milione annuo, si doveva supplire alle spese, calcolate su 400,000 scudi. ISlon ne rimaneva dunque che una somma molto piccola.3 Date queste condizioni sarebbe stata necessaria la massima economia. Ma questa mancava assolutamente. Clemente Vili apparteneva a quegli uomini, che non hanno un giusto concetto del valore del danaro. Le .spese per l’amministrazione di palazzo,4 le rappresentanze, le imprese edilizie e la dotazione dei nepoti,5 divoravano delle grandi somme. A queste s aggiungevano le richieste enormi e molteplici dei principi cattolici- 1 Vedi Paruta, Relazione 403 s. Cfr. Dolfin 466. 2 Vedi il riassunto delle finanze pontifice per il 1592, che Ranke (IIP •ls) ha utilizzato dal manoscritto della Biblioteca Barberini. Tesoriere rimase intanto Bart. Cesi (vedi Carte Strozz. II 212); allorquando questi >' cune poi cardinale, gli succedette Tiberio Cerasa (cfr. Moroni LXXIV '■ s-’ il quale morì nel 1601 (vedi intorno a questo benefattore dell’ospedale di • • otaria della Consolazione anche la monografia di quest’istituto di Pericoli P- 102, 120 s.). Il successore di Cerasa fu Laudovisio Zacchia; vedi Moroni loc- cit-, Martinori 6. * Cfr. Paruta, Relazione 408 s. ' <“*r‘ .®AtrMGARTEN, Neue Kunde 14, 30 s. Ibid. 32 intorno al nuovo (f(’' oso triregno. Un * Avviso del 1° novembre 1601, Urb. 1069, B i b 1 i o- ( 0 a Vaticana, comunica una diminuzione delle spese per la mensa del papa. 6 Cfr. sopra p. 39, 41 s.