Documenti inediti e comunicazioni d'archivio. N. 42, a. 1596. 737 poi V. M. in qual maniera sia trattato il clero inferiore, onde nasce, che se li superiori vogliono castigare o preti o frati malefacienti sono con il ricorso a giudici laici difesi, e levate le forze a chi governa di poter più riformare li frati e monache, come segue hora in Napoli, volendo noi levare il governo delle monache a’ frati zoccolanti, necessitati da infandissime scelleratezze verificate colle diligenze fatte tre anni continui, le quali sono tali, che se Ella le sapesse non solo stupiria, ma siamo certi che il zelo dell’honor di Dio la sforzarla a lagrimare, e si dorria insino al vivo cuore, che i ministri suoi impediscano pur im’hora l’esecutione di questa nostra deliberatione, come fanno sotto pretesto, che il card. Gesualdo non habbia chiesto l’Exequatur del breve fatto da noi sopra questa materia e con quanta poca ragione Io potrà vedere Y. M. dalla lettera scritta da Noi sopra ciò al conte d’Olivares, della quale mandiamo copia al Nuntio, il quale Exequátur vanno tanto dilatando, che con esso si vogliono constituiré e giudici e sindicatori in un regno feudatario di santa Chiesa, dell’istessa Chiesa, annichilando ogni esenzione di persone e luoghi ecclesiastici, impedendo infinite riforme e visite che si fanno in quel regno, colle quali si rimediariano infinite anime, e levariano molti peccati del clero e secolare e regolare, delle quali riuscirebbe consequentemente soavissima la riforma de’ laici, e si levariano infinite offese che si fanno a Dio benedetto. « Non raccontiamo i particolari casi per due ragioni, l’una perchè è molto tempo, che Ella et i suoi consegli li sanno, essendo stati dati in nota particolarmente quando il cardinale Alessandrino venne in Spagna per le cose della Lega copiosamente capo per capo, tanto queste di Napoli, quanto quelle di Milano e Sicilia. L’altra ragione è perchè essendo ogni giorno cresciuti bisognaria che questa lettera fosse un volume; faccia V. M. conto, che pare che indictum sit bellum atrox con questa giurisditione tanto rispetto del clero come de’ laici, e particolarmente quanto al clero vedrà V. M. quello che si fa in Milano in parte con ü veder solo il bando fatto dal governatore . . . con il qual bando si sono atterriti talmente tutti, che non è chi ardisca più comparire ai tribunali ecclesiastici dell’Inquisitione officio tanto favorito da lei; e non solo hanno fatto questo bando, ma havendo Noi scritto poco innanzi con quella paterna carità che habbiamo saputo al governatore et al senato, come Ella vedrà dalla copia delli brevi, non solo non hanno rimediata cosa alcuna, ma scritto maggiormente contro quelli, di chi hanno sospettato che fossero ricorsi da Noi, citandoli a comparire personalmente sotto pena di ribellione, come se fossero ricorsi al gran furco e non al vicario di Christo. Ma quello che ci duole sino al vivo 1 «ore è, che per difendere quelle attioni cominciano a seminare dottrina '•tabolica, seminario di eresie e scisme, negando insino che la Chiesa non abbia potestà nei laici, etiam ratione peccati, etiam in ordine ad salutem, usando ancora fondamenti con li quali percuotono non solo ■> giurisditione ecclesiastica, ma la secolare ancora, perchè come si {ice che la difesa è de iure naturali, e che quando il suddito è aggra-> ato da] suo SUperìore gij iecito difendersi ancora de facto, quale percuote l’una e l’altra giurisditione; quando si dice, che quando il ito ha bisogno di difesa e la ricerca, e per la lontananza del supe-'°re non gli viene a tempo, gli è lecito di ricorrere ad altri. Ponderi Pastor, Storia dei Papi. XI. 47