Difetti di organizzazione nell’esercito imperiale. 225 fu rivolto verso la Transilvania, ceduta dall’imperatore a Sigismondo Bàthory, intraprese l’audace Busworm l’assedio di Budapest. Gli riuscì d’impossessarsi del monte Gebhardo e di Pest: la forte Buda invece resistette a tutti i suoi attacchi. Il sopragiungere dell’inverno pose fine alla guerra.1 Dopo il decorso sin qui narrato della guerra turca, non potè suscitar meraviglia, se nell’anno 1603 da principio il papa si sentisse ripugnanza a concedere un sussidio finanziario.2 Con tutto ciò alla fine sborsò ancora una volta 50.000 scudi. Il commissario ;>ontificio Serra cercò di impiegare questi danari quanto più profittevolmente possibile; 30.000 scudi diede egli per l’impresa di Hatvan, alla quale prese parte egli stesso.3 La conquista di questa fortezza che riuscì a Busworm in novembre, fu anzitutto impor-ante per il fatto, che con essa Buda veniva minacciata alle spalle.1 Serra ed il nunzio di Praga Ferreri mossero critica nelle loro relazioni a Boma circa l’organizzazione, altrettanto dispendiosa liianto inopportuna, della milizia imperiale, critica che venne ri-enuta giusta da tutti i periti. Quali principali inconvenienti, senza la riforma dei quali la guerra rimarrebbe sempre inefficace, Serra menziona i seguenti: 1° L’imperatore viene ingannato sul pagamento degli stipendi e paga il doppio di quanto è necessario. Se un reggimento ha 1800 soldati, viene pagato per 3000. Durante i ¡»rimi tre mesi lo stipendio si mantiene a tale altezza, benché i reggimenti vadano scemando ogni mese. I capi diventano in questo modo in pochi anni ricchi; ad un procedimento contro di questi non è da pensare, poiché i più di essi sono parenti dei ministri. -° Le contribuzioni ed altre entrate vengono sempre spese in anti-'ipo, col che l’imperatore ne perde il 25 %. 3° Invece di formare un’armata permanente e di lasciarla passare l’inverno in Ungheria sul teatro della guerra, ivi non si tengono sotto le armi le truppe he una sola metà dell’anno. Questa «pazzia di disarmare ogni mezz’anno, e di lasciare e regalare ai comandanti le armi», così giudica Ferreri, « porta all’imperatore un danno di un milione e più; non si ottengono truppe valorose; i paesi ereditari vengono rovinati dal va e vieni dei soldati, e l’imperatore non si trova in primavera mai pronta l’armata, cioè giusto nel tempo nel quale ogni anno si potrebbe conquistare una piazza importante, poiché il Turco non può esser sul luogo prima dell’autunno ».s 1 \ edi Fessler-Klein IV 55; Stauffer, Rusivorm 104 ss., Jorga, hmanen III, 336. Intorno alle manifestazioni di esultanza in Roma nel ricevere notizia del successo di Rusworm v. Sciimidlin, Anima 441. 2 Vedi Meter loc. cit. 24, 41, 43, 48. 3 Vedi ibid. 60 s., 62, 71 s., 75 s., 120. 4 Vedi Huber IV 411. 5 Vedi Meter lxxxii s., 69 s. Pastor, Storia dei Papi. XI. 15