Rigore dei processi per la canonizzazione dei Santi. 48» conclave ebbero il sopravvento: i capi dei partiti nel collegio cardinalizio non vollero rinunziare1 alla loro posizione dominante c decisiva nell’elezione del papa. Rimarchevole è il ritegno di Clemente Vili di fare delle canonizzazioni. Ugualmente a Filippo Neri venerava il popolo in Roma, e già da parecchio tempo, Ignazio di Loyola, Carlo Borromeo ed altri rappresentanti della riforma cattolica, come se questi fossero già canonizzati. Clemente Vili non approvava questo. Egli vietò espressamente le immagini in cui erano rappresentati i miracoli, i quali si attribuivano a questi grandi uomini. Spesso venivano anche appesi degli ex voti sulle tombe di Filippo Neri e di Ignazio di Loyola. In principio Clemente aveva fatto un eccezione riguardo a Filippo Neri, il fondatore degli Oratoriani, che egli venerava in modo speciale, ma alla fine egli estese il divieto fatto a questo riguardo per il fondatore dei Gesuiti, anche a Filippo.2 Per norma servì al papa l’ordine, emesso nel 1170 dal papa Alessandro III, che senza il permesso della Chiesa nessuno, anche quando per la sua intercessione fossero avvenuti molti miracoli, venga venerato pubblicamente come santo.3 Conforme a ciò decise pure la Congregazione speciale interrogata da Clemente Vili intorno alla venerazione dei santi più recenti.4 La beatificazione di Filippo Neri era già stata introdotta pochi mesi dopo la sua morte, ma poiché si procedeva molto scrupolosamente, essa non giunse a termine sotto Clemente Vili. Per la canonizzazione del fondatore dei Gesuiti, fece i primi passi il Cardinal Farnese.5 Per la beatificazione di Carlo Borromeo si interessarono tanto il Senato di Milano,6 quanto il cardinale Federigo all’influenza della Spagna nell’elezioni dei papi era già stato sventato un anno prima dall’ambasciatore spagnuolo Sessa. 1 Cfr. gli * Avvisi del 9 settembre 1595, del 16 giugno 1601 e del 27 novembre 1602, Vrb. 1063, 1069, 1070, Biblioteca Vaticana. • Vedi Freib. Kirchenlex. II2 145. 3 Vedi gli * Avvisi del 14 e 28 dicembre 1602, Vrb. 1070, Biblioteca V aticana. Secondo l’ultimo di questi, disse il papa che non si trattava di quelli che per culto « ab immemorabili » o in forza di un breve pontifìcio sono '■numerati fra i santi, ma dei moderni « Philippo, Ignacio, Philippo de Convengali che andava gridando: lodato sempre sia il nome di Jesu e di Maria, cappuccino Felice, P. Marcellino, P. Angelo de Paz (scalzo) e card. Borromeo ». 4 Vedi * Avviso del 10 luglio 1599, Urb. 1067, Biblioteca Vaticana. 5 Vedi * Acta consist. al 4 febbraio 1604: « Lectae litterae senatus Mediolan. prò eauonizatione Caroli card. Borromaei ». Barb., XXXVI 5 III, B i b 1 i o- °°«a a ^ 1 c a 11 a- * * * Brevi ai menzionati del 15 febbraio 1604, Arni. 44, t. 56, Archi-' 1 o Segreto pontificio. In quello a Filippo III è detto: * « Carolum irc ' Boit. fecimu8 semper plurimi dum viveret, mortuum praecipue habuirnus "! tlono*,e, quod insita nobis et quasi in animo insculpta esset magna de eius entis integritate opinio, de mortui sanctitate maxima» (ibid., p. 143b).