454 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo IX. sero da lui l’accaduto, ed ambedue « fecero fiamme ». Due giorni appresso, Hojeda potè ripetere sì solennemente a Mendoza dinanzi al Provinciale e ad alcuni altri Gesuiti il suo comando, ma lo stesso giorno ancora il nunzio fece venire il Provinciale e Mendoza al suo cospetto e proibì a Mendoza, sotto gravi pene ecclesiastiche, di lasciare Valladolid, e al Provinciale ingiunse di non acconsentire che. partisse. Ginnasio scrisse ad Aldobrandini che il suo passo era stato fatto per il bene dello stesso Ordine; che Aquaviva non avrà forse calcolato la portata del suo intervento. Clemente Vili approvò il contegno del suo nunzio; poco dopo uscì un breve per Mendoza il quale sottraeva la sua corrispondenza e la sua relazione con la contessa alla vigilanza dei superiori, gli permetteva d’avere ai suoi servizi un frate laico e due segretari, ed altri privilegi pure.1 Mendoza aveva dunque riportata una splendida vittoria. Per umiliare il Generale ancor maggiormente e come per dare una prova del suo potere, venne a quel baldanzoso la strana idea di trascinare Aquaviva in Spagna, e in questo modo legargli le mani completamente. Filippo III dovette dunque invitar in Spagna il Generale ; un foglio allegato alla lettera del re esponeva una quantità di motivi per questo viaggio. Aquaviva ringraziò, il 10 novembre 1604, il re della sua bontà e fece giungere in Spagna per mezzo dei suoi assistenti una confutazione delle ragioni del re. Ma Mendoza trovò una scappatoia. Una seconda lettera del re chiedeva al papa d’imporre al Generale di partire. Clemente Vili emise quest’ordine e vi tenne fermo. Aquaviva espose che la chiamata in Spagna altro non era che un atto di vendetta; ma fu inutile. Gli assistenti esposero le loro ragioni a voce ed in iscritto, ma anche questo inutilmente. I Gesuiti allora seppero procurarsi circa cinquanta lettere in favore del loro Generale da personaggi i più ragguardevoli, tra i quali dal re di Francia e di Polonia. Ma Clemente Vili non volle privare il sovrano dei due mondi del modesto piacere d’una visita da parte del Generale dei Gesuiti. Così dunque il capo della Compagnia di Gesù si trovò davanti al pericolo di venir consegnato colle mani legate ad un suo inferiore ribelle. Ciò era troppo anche per il ferreo naturale di Aquaviva: egli cadde gravemente malato. Il papa inviò il suo medico privato ad accertarsi se la malattia fosse così grave. Ma questi ed altri sette medici confermarono che non vi era da pensare ad un viaggio. Quando Aquaviva migliorò, Clemente Vili era morto, e non si parlò più d’un viaggio in Spagna.2 1 Ibid 644-649. 2 Astrain III 649 ss. Le difficoltà non ebbero fine, neanche dopo la morti di Clemente Vili. La morta prematura di Leone XI rese inefficace il sU" aiuto contro i Gesuiti della corte (ibid. 653 s.); Paolo V sembrò da principi«