98 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo II. Le aggiunte, che furono ancora fatte agli articoli già in precedenza stabiliti, si riferivano nella massima parte alle garanzie circa il personale contegno cattolico di Enrico.1 Così ne seguì il seguente accordo: 1° I plenipotenziari di Enrico presteranno il consueto giuramento di ubbidire alle prescrizioni della Santa Sede e della Chiesa. 2° Essi abiureranno dinanzi al papa il calvinismo e tutte le altre eresie, e professeranno la fede cattolica. 3° Il re ristabilirà nel principato di Bearn il culto cattolico e vi nominerà senza indugio dei vescovi, che manterrà coi suoi propri mezzi, finche non saranno restituiti i beni ecclesiastici, onde sia loro possibile di vivere decorosamente. 4° Il re toglierà entro un anno il principe di Condé dalle mani degli eretici e lo affiderà a persone cattoliche, perchè sia educato nella religione cattolica e nella pietà cristiana. 5° I concordati verranno mantenuti in vigore ed osservati circa le prebende ed altre cose. 6° Il re, per i vescovadi, abbazie ed altri benefici, per i quali egli esercita il diritto di nomina, non proporrà nè eretici, nè persone sospette di eresia. 7° Egli farà pubblicare ed osservare il Concilio di Trento, ad eccezione delle cose che non potessero esser messe in pratica senza turbare la tranquillità del regno, qualora tali cose esistessero veramente. 8° Il re prenderà sotto la sua protezione speciale il ceto ecclesiastico, e non permetterà che persone del clero vengano oppresse o molestate da coloro, che cingono la spada, o da altri, nè che i loro beni restino sequestrati, ma provvederà che questi beni in tutto il regno, ovunque questi siano, vengano senz’altro restituiti. 9° Se il re avesse dato in feudo a cattolici o ad eretici beni o castelli appartenenti alla Chiesa, egli revocherà questa infeudazione. 10° Egli proverà colla parola e coll’opera nel distribuire le cariche onorifiche e le dignità del regno, di essere favorevole ai cattolici, acciocché ognuno riconosca ch’egli desidera che esista e prosperi in Francia una sola religione, cioè la cattolica apostolica romana, la quale egli professa. 11° Il re reciterà giornalmente, salvo legittimo impedimento, la corona liero nel suo scritto * De paterna cantate Clementis Vili (v. più sotto p. 103 n. 1): « Quo in libello, ut in aliis doctissimos bomines superare consuevit, ita se ipsum superasse visus est » (God. BH 5 della Biblioteca di S. Pietro in Vincoli). L’autografo di Toledo del primo * Parere sulla ribenedizione di Enrico IV, fu da me trovato in Borghese III 75, p. 38 s., Archivi o segreto pontificio. Ibid. p. 52 s., di pugno di Toledo la bella * Dissertazione: An Henricus Borbonius quarto iam ad sedera Apost. veniens sit reci-piendus. Non tutti i Gesuiti francesi erano per Enrico, come Ranke (Franzós. Gesch. II 17) suppone. Così l’ex-rettore del collegio dei Gesuiti in Rouen, Giovanni Machault, ancora nel febbraio 1595, aveva inviato per mezzo del nunzio Malvasia un memoriale a Roma, che proponeva di rifiutare Enrico e di nominare un re veramente cattolico; v. Cauchje nei Mclanges G. Kurtii I (19081 279 s. 1 Vedi Paruta, Dispacci III 293.