non si era scordato quanto egli si fosse dimostrato onesto e sincero nella questione dell’assoluzione.1 D’Ossat era l’ideale d’un cardinale di curia. La stima ch’egli godeva presso il papa era di gran vantaggio per gli affari del suo sovrano. La sua posizione fu coll’andar del tempo agevolata dal fatto, che sorse tra i seguaci d’Enrico un partito severamente cattolico, che cercava sopra ogni altra cosa, di mantenere un buon accordo colla Santa Sede. Il dispiacere del papa per l’editto di Nantes divenne meno forte, quanto più egli si persuase che in fondo Enrico dava più appoggio ai cattolici, che non agli Ugonotti.2 Enrico IV favoriva apertamente il ritorno ognora più crescente dei calvinisti alla Chiesa.3 Come egli si studiasse anche altrimenti a indebolire nel suo regno il protestantesimo, ch’evidente-mente riguardava come un pericolo per l’unità nazionale, si fece evidente a tutto il mondo, allorché il capo degli Ugonotti francesi, Un Plessis-Mornay, che, dopo il suo congedo da consigliere del re, era diventato governatore di Saumur, provocò nel modo più grave i suoi compaesani cattolici. In una dissertazione intorno all’istituzione dell’Eucaristia, egli attaccò il punto centrale della religione cattolica, la presenza di Cristo nel Santissimo Sacramento dell’altare, in un modo il più violento, e dichiarò che il papa era l’anticristo. L’ambizioso autore si riferì per ciò a cinquemila citazioni; ma queste erano state raccolte con tale ignoranza e mancanza di critica, che il dotto vescovo di Evreux, Du Perron, poteva apertamente parlare di falsificazioni. Du Plessis fu abbastanza imprudente di provocare il suo avversario ad un pubblico contradittorio teologico. Il 25 marzo Du Perron si dichiarò pronto a dimostrare alla presenza del re e dei suoi commissari, esservi cinquecento falsificazioni palmari nel libro del suo avversario. Siccome anche Du Plessis chiedeva una disputa, il re vi diede il consenso. Per arbitri della conferenza, che doveva aver luogo a Fontainebleau, 1 Cfr. A. Dec.ert, Le card. d'Ossat, écéque de Kermes et de Bayeux (1587-1604), sa vie, ses négociations à Rome, Parigi 1894. C. A. Wilkens nella ZeUschr. j. Kirehengesch. XVI1-545 nella sua recensione di quest’opera ricorda come Pio VII dopo una difficile deliberazione aveva stretto ambe le mani a Niebulir, e lo aveva ringraziato di essersi dimostrato un uomo leale; ugualmente avrebbe pensato pure Clemente Vili anch’egli assolutamente sincero, intorno a d’Ossat. 2 Vedi Ranke, Pdpste II8 186, 281. 3 Cfr. L’Epinois 646; Piiilippson, W esteuropa 418 s.; De Meaux 330 s. ed Études XCIX, 57, come anche la letteratura ivi menzionata, alla quale sarebbe ancora da aggiungere RAss II s. Gli * Acta consist;. riferiscono al 29 marzo 1599 ; S. S. fecit legi litteras binas scriptas de conversione haereticorum apud dominium Avinionense in oppido Arausino (Cod. Barb. XXXVI 5, III B i-b 1 i o t e c a Vaticana). In un * Breve del 10 luglio 1601 esprime Cle- mente Vili al capitolo d’Orléans la sua gioia per le numerose conversioni di calvinisti. Arni. 44, t. 45, n. 278, Archivio segreto pontificio.