]1 primo e secondo giudizio della commissione romana contro Molina. 553 rimase quindi meravigliato di questa soluzione della questione, inaspettatamente breve; poiché poco dopo, il 28 marzo 1598, giunsero finalmente i pareri inviati dalla Spagna, egli ordinò alla Commissione di studiarli per poi riesaminare il loro giudizio.1 Con ciò si videro i membri della commissione posti d’innanzi ad un compito noioso. Nell’ottobre 1597 Bañes aveva scritto a Roma, che per la sola lettura di quei pareri spagnuoli ci sarebbero voluti due anni, e che prima che tutto il materiale fosse esaminato eon esattezza, poteva trascorrere più d’un pontificato, e che egli, appunto per questo motivo, aveva fatto domanda di sospendere il divieto della discussione intorno al punto controverso della dottrina della grazia.2 La Commissione però anche ora fece un lavoro rapido. Negli otto mesi, da aprile a novembre, nei quali sono incluse pure le vacanze estive, fu tutto compiuto; in sostanza venne riconfermato il primo giudizio, cioè la condanna del Molina. Che tutti i pareri spagnuoli sieno stati realmente letti da tutti, sembra inverosimile, appunto per il fatto che non ne esistevano tante copie, quanti erano i membri della Commissione. Il gesuita Ferdinando de la Bastida potè più tardi al cospetto del papa indicare una sola personalità, del resto incapace affatto d’un simile lavoro,3 quale autore della censura. Il 12 marzo 1599, il segretario della commissione, l’agosti-niano Coronel, consegnò uno scritto che pretendeva essere gli atti delle sedute, ma che era in realtà un violento attacco contro Molina. Mentre le università di Alcalá e di Siguenza non trovarono nulla da censurare nel libro di Molina, Coronel vi condanna più di tiO tesi.4 Naturalmente in seguito a questi avvenimenti, si divulgarono in un attimo voci le più sfavorevoli contro i Gesuiti. Si vociferò persino che la condanna pontificia della loro dottrina fosse già. avvenuta o che almeno non si farebbe attendere molto.6 Però prima che si giungesse a questo, doveva pur venire concessa la parola ai Gesuiti. Dopo essersi tenuti sinora completamente in disparte, mentre difficilmente avrebbero potuto avere cognizione delle trattative della Commissione, si armarono essi "ra per la controdifesa. Nel dicembre 1598 dopo che nel mese precedente era già stata pronunciata la seconda censura, vennero '»oboe intorno all’attività letteraria dei membri della commissione. Di nome f iano presidenti della commissione i cardinali Lodovico Madruzzo ed Arigoni ( e, come sembra, non presero parte alle sedute. Il vero presidente fu Resta, e segretario Coronel. 1 Astràin, 252, ■ Ibid. 212; L. de Meyere, 231 s. 3 Astràin 254. 4 Ibid. 253. 5 Ibid. 262.