» Clemente Vili attende che si chiariscano le cose in Francia. 59 importante quanto straordinaria; e che d’altronde dice il proverbio, che l’eccezione conferma la regola. Clemente Vili tornò ancora una volta sul contegno fin ora tenuto da Enrico in materia di religione, cosa che gli imponeva la più grande prudenza. Parata rispose, che nei cuori leggeva solo Iddio, ma che non sembrava affatto probabile che Enrico fosse per apostatare ancora una volta dalla Chiesa, dopo che aveva sperimentato quali difficoltà ciò gli aveva procurato. Un’osservazione accidentale del papa, diede occasione all’ambasciatore di Venezia, di esternarsi su le minaccio degli Spagnuoli: questi non sarebbero da temere, poiché la Francia si è sempre dimostrata quale sicura difesa della Santa Sede. Abbandonando in modo rimarchevole il suo solito riserbo, rispose Clemente Vili: « la nostra famiglia ha tenuto sempre per la Francia; è pure noto ciò che fece, al riguardo, Nostro padre al tempo di Paolo IV. Da ciò può lei dedurre la nostra intima disposizione; ma Noi dobbiamo agire cautamente ed attendere prima una chiarificazione della situazione in Francia ». Il papa rimase di questo parere, benché Parata lo sconsigliasse dall’usare troppa severità, facendo allusione, che come Clemente VII aveva perduta l’Inghilterra, così Clemente Vili potrebbe ora perdere la Francia. « Noi vogliamo », concluse il papa « attendere ancora un pò lo sviluppo delle cose in Francia; se Iddio favorisce la causa di Enrico, allora anche Noi non ci opporremo e terremo conto della necessità».1 Il 28 agosto 1593 riferiva Parata, che il papa perseverava nel suo contegno, niente affatto disperato perNavarra, e che manifestava apertamente il suo disgusto verso gli Spagnuoli; che egli si lagnava del loro cesaropapismo, il quale violava i suoi diritti, e voleva jendere spagnuoli gli Ordini, particolarmente quello dei Gesuiti. Non meno si lamentava Clemente del fatto, che gli Spagnuoli intercettassero tutte le lettere provenienti dalla Francia, così che egli doveva credere, che essi siano contrari a qualunque elezione di re in Francia, ma che al contrario voglian mantenere questo regno nella sua scissione, per poterlo dominare.2 Era impossibile impedire per lungo tempo il giungere di notizie dalla Francia. Inoltre era disastroso, non solo che i collegati giudicassero il passo di Enrico per una infame commedia, premeditata per trarre in inganno, ma che pure il legato pontificio, del solito così saggio, risvegliasse nel papa l’antico sospetto. A tutto questo s’aggiungeva, che Clemente VIII poteva aspettarsi con diritto una formale richiesta di assoluzione da parte di Enrico.3 Che l’assoluzione arbitraria da parte d’un numero di vescovi 1 Vedi Paruta, Dispacci I 306-309. 2 Vedi la *Kelazione di Giulio del Carretto del 28 agosto 1593 (Archivio Gonzaga in Mantova) nell’Appendice Nr. 8. 3 Vedi L’Epinois 603 s.