Il barone Ludovico von Pastor. XXVIl Francia. Chi avrà letto i volumi di Gregorio XIII, di Sisto V e di Clemente Vili avrà dovuto ben ricredersi anche in questo perchè lo] storico largamente si occupa della questione francese, alla quale dedica ben due lunghi capitoli in Clemente Vili. Non sono mancate critiche troppo severe anche da parte cattolica. Fra queste, ricordo un aspro attacco apparso nella Deutsche Literaturzeitung (nuova -serie, anno V, 1928) cui Pastor non ha potuto rispondere perchè sorpreso dalla morte. Questi attacchi non diminuiscono lo splendore dell’opera; ne son prova due fatti di grande eloquenza. Primo: la traduzione che l’opera ha avuto nelle principali lingue di Europa (inglese, francese, spagnuola, italiana e ceca) traduzioni, eccettuata l’italiana, che sono state un tempo sospese, ma ora nuovamente riprese; secondo: le recensioni che in tutti i periodici del mondo ebbero i volumi, e fatte sempre da storici di gran valore. Non mancano difetti. Pastor stesso sapeva benissimo che non tutto è giunto a perfezione, ma ciò non diminuisce la grandezza dell’opera, in quanto tutto ciò che è umano è imperfetto: del resto egli era grato a chi faceva a lui delle osservazioni oggettive, e traeva da esse come dal consiglio di dotti amici argomento per aggiungere o modificare. Così, per valutare degnamente l’opera di Bramante, di Michelangelo e di Raffaele, che rappresentano l’apogeo dell’arte della Rinascenza, egli si era valso molto del prezioso consiglio di Federico Schneider e di Giacomo Burckhardt. E come in arte si era servito di loro, così nel campo più delicato e più difficile della teologia egli chiese frequentemente consiglio e fece rivedere i suoi scritti a teologi - anche non Gesuiti -il che non fa altro che attestare meglio in favore della sua ponderatezza di scienziato e di cattolico. Si è parlato qualche volta di cooperatori del Pastor. Indubbiamente anche Pastor ha avuto bisogno dell’opera degli altri, come anche altri grandi dotti si son valsi di mani sussidiarie, ma queste non han tolto nè possono togliere all’intiera opera come alle singole parti di essa la propria originalità che risale tutta al Pastor, mentre in realtà tutto usciva dalla sua mente e dalla sua penna. E questo grande dotto, come abbiamo già visto, mentre attendeva alla sua storia contemporaneamente scriveva anche altri lavori non leggeri. Io noto fra questi le Erläuterungen und Ergänzungen zu Janssens Geschichte des deutschen Volkes delle quali dal 1900 sono apparsi nove volumi, e fra questi proprio suo Reise des Kardinals Luigi d’Aragona durch Deutschland, die Niederlande, Frankreich und Oberitalien 1517-18 beschriben von Antonio de Beatis. Così ha pubblicato gli Allgemeine Dekreten der Römischen Inquisition 1555-1597-, Ungedruckte Akten zur Geschichte der Päpste; Acta illustantia historiam Pont. Romanorum praesartim saec. xv, xvi, xvn illustrantia, 1,1376-1464 (Friburgo 1904), che costituiscono la pubblicazione documentaria promessa nel primo volume.