La lotta sulla grazia in Spagna. 531 siero.11 Gesuiti di quel luogo chiesero, nel nome della giustizia, che prima di formare un giudizio si ascoltassero le loro ragioni; che essi si erano più profondamente occupati della questione, che non „li altri, che la loro opinione era sicura o meritava almeno la preferenza.2 Luigi de Leon fece persino sapere che le proposizioni dei Gesuiti verrebbero tra breve dichiarate in Roma come sicure.3 Trascorsero quasi due anni prima che venisse pronunciato un giudizio. Finalmente il 3 febbraio 1584 Luigi de Leon, il colpevole principale, fu citato d’innanzi all’inquisitore maggiore, cardinale Quiroga, e venne ripreso per le sue mancanze, le quali erano state assodate su la base degli atti. Egli fu ammonito di guardarsi dal sostenere in pubblico o comunque le proposizioni che come pareva, aveva difeso. Montemayor ricevette ugualmente un ammonimento da parte dell’inquisitore maggiore, a mezzo del suo provinciale; egli non doveva più venir impiegato nell’insegnamento. Montemayor se ne lagnò presso il suo Generale: tra l’altro, fece egli valere di aver solo difeso ciò che veniva pure insegnato dai suoi maestri, tra i quali egli nomina Suarez e Toledo.4 Alcuni anni più tardi Montemayor, col consenso di Quiroga insegnò di nuovo teologia in Valladolid.5 Le questioni in Salamanca non erano che un preludio della grande lotta che avrebbe dovuto seguire tra breve. Si era dimostrato che l’ardente questione sull’efficacia della grazia era stata discussa già da molto tempo con ardore tra i Gesuiti e che nell’insieme essa era stata risolta in maniera concorde, ma che restavano alcuni punti oscuri nei dettagli, i quali dimostravano essere indispensabile un profondo esame scientifico del difficile argomento. Il terreno era dunque preparato per quest’opera che tenne per decenni tutta l’Europa in ansietà, cioè, lo scritto di Molina intorno ai rapporti tra la grazia e la libertà. Esso venne pubblicato ‘Abrese almeno scriveva il 24 aprile 1582: «Les calificaciones de Alcalá '°n lnuy diferentes de lo que en esta Universidad [Salamanca] se trata» (Astráin, 3). Altri particolari non si conoscono. ‘ Porque ellos han estudiado esta materia de propósito con más cuidado !lue otros y darán a entender que es lo cierto, e lo menos lo que conviene 0 que ellos dicen. Arrese, loe. cit., 193 s. 3 Ibid. 144. , L° tercero, y lo que principalmente hace en mi descargo, es que la °c nna que yo defendí no fué inventada de mi cabeza, sino leída, dictada ' rnseñada por mis maestros . . . Asi la leyó el P. Miguel Marcos, más larga-''11 P• Francesco Suárez y el P. Bartolomeo Pérez [do Nueros] que n os maestros que yo he tenido en mis estudios. El P. Toledo tambrién r,jy° eu 8U primera parte. Ad Aquaviva, Medina del Campo, 27 luglio 1585, J esso Astráin 145. s Ibid. 146.