247 giovialone, il quale permette che il popolo venga a danzare quasi sui piedi e batter il cembalo agli orecchi de’suoi soldati schierati in battaglia, e quello spettacolo e quel rumore se lo gode più che non fa il pubblico stesso. La storia come si sa, e coni’ è d’uso nelle teatrali peripezie, che quando non vanno a finire con una, o due, o tre buone morti s’acconciano con un bel paio di nozze, che quanto all’effetto di certe fantasie ed illusioni, non sono una cosa molto diversa, termina con le nozze dell’Almaviva, che anche qui, come nell’opera vien su per la finestra con 1’ amico Barbiere a visitare e rapire l’amica fanciulla; se non clic quivi questi tre personaggi perdono l’ordinaria prudenza, e come trovano che fu loro tolta la scala se ne scompigliano, e vanno in tanta disperazione di gesti e di passi che n’esce grandissima confusione, e non per tanto la musica intuona sotto di loro : Zitti zitti, piano piano, Non facciamo confusione. Bellissimo, tra le altre, fu l’effetto della scena, nella quale quel caro Barbiere, il Zani-ni, che pretendeva menare alla scuola di furberia una donna, e una donna innamorata, si trova da lei scornato con la presentazione della lettera che gli fa la Bosina, la Piglia, intanto che la musica suona, e il Barbiere ed il pubblico pensano: