594 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo XI. La causa principale per cui non si potè venire a capo di questo terribile flagello stava, oltre che nell’equivoco contegno dei vicini del papa, nella debolezza militare dello Stato Pontifìcio.1 Ivi era stata sempre trascurata la milizia. Solo Giulio II, papa bellicoso aveva formato un’eccezione. Era una conseguenza naturale dell’ufficio e della posizione del Capo della Chiesa. Anche in Clemente Vili mancava la conoscenza e l’inclinazione per le cose militari. In tutto lo Stato della Chiesa non vi era neppure una sola fortezza d’importanza. In qualche modo sufficientemente armate, erano solo le citadelle di Civitavecchia, e di Ancona. In Perugia si trovava una piccola guarnigione, in Bologna cento svizzeri e cinquanta cavalleggeri. Dei posti che per la loro posizione naturale si prestavano così bene per fortezze, come Orvieto, Civita Castellana e Spoleto, erano così trascurati che l’inviato veneto non potè meravigliarsene abbastanza. Nemmeno Eoma poteva dirsi sufficientemente difesa; le fortificazioni non erano portate a fine, e persino Castel S. Angelo, l’unico rifugio sicuro in caso di pericolo, era privo dell’armamento necessario. Quando nell’autunno 1592 l’ugonotto Lesdiguières con 4000 uomini valicò le Alpi per vendicarsi del duca di Savoia, in Eoma si tremò. Più tardi, dopo la conciliazione con Enrico IV, si credette di dover temere dagli Spagnuoli ancora più, poiché i banditi si fecero vedere proprio più numerosi nelle montagne del confine napoletano.2 Lo Stato della Chiesa difettava totalmente di un esercito stipendiato ed organizzato. La milizia nella carta era composta di 30.000 uomini. Ogni provincia aveva un colonnello, al quale erano sottoposti i capitani e gli ufficiali subalterni. Ma siccome solo ai colonnelli toccava uno stipendio fisso, è facile immaginarsi in che stato si trovassero le truppe. Un esercito stipendiato non veniva messo in piedi che di tanto in tanto, quando si trattava di affrontare i banditi o di combattere il Turco. A quest’ultimo scopo venne impiegata nel 1595 l’intiera cavalleria dello Stato Pontificio. Non vi rimase dunque che la guardia svizzera, forte di 200 uomini, Areh. stor. ital. IX 460 s. Un * Avviso dell’11 maggio 1596 constata il 1>UHU effetto degli editti contro i banditi, le cui teste vennero esposte d’innaiizi a Castel S. Angelo (Urb. 1064, Biblioteca Vaticana). Cfr. ■.I'"''’ del 17 settembre 1597 (Urb. 1065 ibid.) e Lettres d’Ossat I 452. Di esecuzioni il banditi riferisce inoltre un * Avviso del 1° aprile 1598, Urb. 1066, loc. cit. i'j tardi si parla poco dei banditi; solo nel settembre 1604, vennero arro a e nuovo delle truppe; vedi 1’* Avviso del 29 settembre 1604 (Urb. 1072,1°°- ’ e la* Relazione di Giov. Batt. Thesis del 23 ottobre 1604, Archivio zaga in Mantova. . +• « in- 1 Così fu, che vennero spese grosse somme per piccoli combattimeli.! vece di combattere il male con un procedimento ben ponderato e vigoi (Baumgarten, Neue Kunde 14). 2 Vedi Paruta, Relazione 384 s.