Le sterili trattative di Suresnes 53 alla Francia un re, veramente cattolico, nel che si vedeva in Roma l'unica salvezza per la conservazione della religione in Francia.1 Ma le cose non presero questa piega. Invece del duca di Parma, morto il 3 dicembre 1592, apparve quale plenipotenziario di Filippo II in Francia, il duca di Feria, che ivi nessuno conosceva. Tra lui e il superbo ed ambizioso duca di Mavenne, sorsero in breve delle divergenze. Se questo già procurava delle preoccupazioni a Sega, molte più ancora ne avrebbe avute dallo svolgersi degli avvenimenti sul teatro della guerra. Qui si vide cosa significasse la perdita di Farnese.2 Sebbene Noyon, al cui assedio parteciparono pure truppe pontificie, avesse dovuto arrendersi al duca di Ma-yenne, pure l’armata vittoriosa non avanzò verso Parigi, per mancanza di viveri e per la discordia dei comandanti. (ìli Spagnuoli ritornarono in Fiandra, le truppe pontificie furono licenziate.3 Straordinariamente efficace divenne un avvicinamento tra gli elementi moderati della Lega e gli aderenti cattolici di Navarca. Esso al principio di maggio ebbe per conseguenza, di fare allacciare, col consenso di Mayenne, in Suresnes, delle trattative intorno ai « mezzi migliori per la conservazione della religione e per la tranquillità della nazione ».4 Sega vi aveva dato il suo consenso, poiché gli era stato dato l’incarico, di procurare un accordo di tutti i cattolici.5 Egli come i più dei collegati, sperava di distogliere, mediante queste trattative, i cattolici seguaci di Navarca da questo. Ma non vi era nessuna speranza, poiché i cattolici del partito di Navarca, intervennero a queste conferenze, solo per impedire la pericolosissima scelta d’un nuovo re, e per guadagnare tempo per la conversione di Navarca.6 Mentre minacciarono il re, di abbandonare la sua causa, qualora egli tardasse di fare questo passo, i partigiani moderati della Lega si dichiararono pronti (li passare, a tale condizione, al suo partito. Enrico si decise di tener conto di questa necessità politica. Il 26 aprile 1593 diresse al granduca di Toscana una lettera autografa, nella quale confermava quanto il Cardinal fiondi aveva riferito, riguardo alla sua conversione alla Chiesa, ed impegnava la sua parola di re, di esser pronto a professare apertamente, 1 *Se questa [la créatione d’un Re cattolico] non succedesse, il che a J)io non piaceria, da giuditio humano non par che si possa vedere ne sperare il fine se non molto tardi e con gran diminutione della «. religione et afflition publica. Cardinal Pietro Aldobrandini a Sega il 15 febbraio 1593, Otìob. 3211 I 121. Biblioteca Vaticana. 2 Cfr. Isacker nella Rev. d’hist. ecclés. XII 705. s Cfr. Rev. d’hist. ecclés. VII 812 e XII 709; ivi notizie più precise intorno alle grandi spese di Clemente VIII, il quale si limitò d’ora innanzi a mantenere in Parigi 450 uomini. 4 Vedi Stàhelin 518 s.; L’Epinois 584. 5 Vedi la *Relatione di Sega loc. cit. 6 Vedi Segesser, Pjyfjer II 228.