Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo II. deciso a non dare ascolto alle rimostranze gallicane del Parlamento di Parigi contro la bolla di assoluzione. Il re, così riferiva Del Bene, avrebbe soddisfatto il papa, più che nessun altro dei precedenti sovrani di Francia.1 Dopo il ristabilimento della pace, potevano venir ripresi anche i regolari rapporti diplomatici tra la Francia e la Santa Sede, da tanto tempo interrotti. Clemente Vili non volle che questo avvenisse per mezzo di un semplice nunzio. Egli nominò il 3 aprile 1596 il cardinale Alessandro de Medici, Legato « a latere» per la Francia.2 Quest’ottimo principe della Chiesa, che, nove anni più tardi, (piale Leone XI divenne il successore di papa Aldobrandini, ebbe l’incarico di ottenere la ratifica delle promesse contenute nella bolla d’assoluzione. Egli ebbe inoltre una serie d’altri incarichi, quali il ristabilimento della pace tra la Francia e la Spagna, e la revoca dell’esilio pronunciato contro i Gesuiti. Il suo compito principale consisteva nel promuovere la restaurazione delle condizioni religiose in Francia,3 terribilmente scosse durante le guerre civili e religiose. L’istruzione svolge esaurientemente i punti di vista che a questo scopo furono presi in considerazione; essa dimostra quanto esattamente si conoscessero in Roma gli inconvenienti, e in che ampia e radicale maniera si cercasse di affrontarli. La riforma del clero doveva venir cominciata con i vescovi e con gli abbati aventi cura di anime. Perciò l’investitura delle sedi vescovili doveva essere, fra tutti i compiti del Legato, quello di maggiore responsabilità, di cui avrebbe dovuto rendere conto al Signore. L’abuso del diritto di nomina, per il concordato concesso alla corona, aveva provocato l’ira di Dio e attirato gran parte dei mali che colpivano la Francia. Questo abuso era arrivato fin al punto, che si nominavano donne e soldati per i vescovadi; aveva avuto per conseguenza enormi forme di simonia, trascuranza della cura di anime, usurpazione della giurisdizione, spogliamento dei beni ecclesiastici, e confusione generale. A questo riguardo dovevano essere adoperate presso il re esortazioni e preghiere, nel che doveva ancora rilevarsi, che l’abolizione di questi abusi era nell’interesse stesso del regno e della corona. Insieme a questo, il legato doveva insistere 1 Vedi L’Epinois 636 s. Cfr. Desjardins V 317 s. Intorno alla buona volontà di Enrico IV v. anche la * Lettera cifrata del cardinal Joyeuse al cardinal Aldobrandini, in data 1596 Febr. 9 (decif. 9 Marzo), nel Cod. M. II, 62 della Biblioteca Chigi in Roma. 2 Vedi * Acta consist, loc. cit. Biblioteca Vaticana; * Rela- zione di L. Arrigoni del 6 aprile 1596, Archivio Gonzaga in Man- tova: Lettres d’Ossat I 238. 5 Vedi nell’Appendice Nr. 38, distruzione per Medici del 10 maggio 1596, che trovai in Pio 222, Nunziat. div. 239 e Borghese I 616, p. 1 s., Archivio segreto pontificio, enei Ood. 468, p. 84-96 della Biblioteca Corsini in Roma.