34 Diligali destini si sono a questo modo formati; ed uscirono coi numeri dall’innocente sacchetto della tombolai Ma ohimè il sonetto petrarchesco e la novella romantica ben presto si cambiano in qualche ode saffica o alcaica per la serata di qualche virtuosa; si dimenticano le cartelle, ed i numeri, si vive lungamente dalla tombola in bando, finché già trascorsi tutti i va-rii stadii dell’errore, del disinganno, e della sventura, come nocchiero dalla fortuna sbattuto l’uomo ancor si riduce nel dolce porto della tombola, ma con ben altri pensieri e cogli occhiali sul naso ! Tale è la tombola considerata in sè stessa e nelle sue relazioni di famiglia. Ma quand’ella dal tavoliere domestico si trasferisce in una pubblica piazza e questa piazza è quella di san Marco; quando il modesto sacchetto de’numeri si muta in un’urna solenne di sotto a bel padiglione ed ha la guardia dei magistrati; quando a modo d’antico monumento s’alza nel mezzo in quadruplice faccia il registro dei numeri, e questi sono annunziati dal fragor delle trombe, e scritti nell’alto quasi dall’ignota mano della fortuna in cifere cubita- li, e un popolo di banditori gli stridano nel giro di mille e forse più passi; quando un’intera città tien la partita e venti o trenta mila sono i