Crescente allontanamento fra Roma e Madrid. 57 senza diminuire, nella prima metà del 1593. Ripetutamente, nel marzo e nel maggio, egli aveva implorato, con preghiere e processioni, l’aiuto di Dio per la nobile, ed ora così infelice, nazione, che si era acquistata tanti alti meriti verso la Chiesa.1 Nel rifiuto di ricevere Yivonne e Gondi, il papa aveva persistito non solo per le minacele spagnuole, ma pur anche per altri motivi. Ma da marzo in poi avvenne un mutamento nelle sue vedute. Si conobbe quanto lo amareggiassero la pretensioni degli Spaglinoli. «Sono brutti tempi questi », disse egli verso la fine di quel mese, all’ambasciatore veneto, Paolo Paruta, allorché il vicere di Napoli impedì l’importazione del grano in Roma, « poiché tutto é nelle mani d’una sola potenza, quella del re di Spagna ». Verso la fine di maggio egli asserì di fronte allo stesso diplomatico, di non essere di sentimenti spagnuoli, ma che a lui stavano solo a cuore la salvezza della religione e del regno di Francia.2 Per tutti coloro che guardavano con occhio perspicace la situazione, fu evidente un allontanamento, ognor crescente, fra Roma e Madrid.3 Questo aumentò per la forte pressione, colla quale gli aderenti di Filippo II cercarono di soffocare ogni inclinazione favorevole all’accoglienza di Vivonne. Dopo che in maggio fu sospeso il sussidio per la lega e furono licenziate le truppe pontificie in Francia, sembrò a giugno che vi fosse la speranza che anche Vivonne venisse ricevuto dal papa.4 Alla fine del mese Clemente, a proposito delle conferenze in Suresnes, accennò che se queste raggiungessero un risultato, sarebbe pure possibile un riavvicina-mento col Navarca. Ma due mesi più tardi il papa parve ritornato alla sua antica opinione, che non era possibile fidarsi d’un uomo così incerto ed astuto come Enrico di Navarra.5 A metà d’agosto giunse a Roma, per mezzo (l’un corriere del banchiere Capponi la prima notizia del ritorno di Enrico alla Chiesa cattolica avvenuta in Saint-Denis.6 Tutti coloro, che come monsignore Serafino Olivier e il padre gesuita Toledo avevano predetto una tale soluzione come prossima, furono ricolmi di vivo 1 Vedi *Acta consist. del 10 marzo 1593, Coti. Bari). XXVI 5, 111; *Avinsi del 17 febbraio, 17 marzo e 29 maggio 1593, Urb. 1061; * Dianum P. Alaleonis del 20 maggio 1593, Bari. 2815, tutti nella Biblioteca Vaticana. 2 Vedi Partita, Dispacci I 147, 216. 3 Vedi la Relazione del Cardinal Manie del 12 marzo 1593 presso Desjui-dins V 158. Cfi. Paruta I 164, 174, 222, 252. 4 Vedi Paruta I 241. 5 Vedi Paruta I 281. Cfr. ibid. xxi intorno alla speranza espressa da Clemente Vili sulla morte di Enrico IV in guerra, con che verrebbe posto fine a tutte le difficoltà. Secondo Paruta (I 93) Clemente Vili si era espresso similmente anche in gennaio, il che prova quanto sia stato grande il suo imbarazzo. 6 Vedi la Relazione anonima a Vinta, del 20 agosto 1593, presso Desj vu-DINS V 159.