UN GROSSO INCIDENTE 115 imposta proibitiva. Il che naturalmente ha fatto sviluppare il contrabbando. Il Montenegro prote- stò vivamente contro tutte queste angherie, ma inutilmente. Per tutta risposta le autorità hanno dato ai doganieri le istruzioni più feroci, e per stimolare vieppiù la loro azione, stabilì chea loro fosse devoluta metà della preda. I doganieri si sono messi quindi... a lavorare per conto loro es- sendo personalmente interessati, e, date queste cir- costanze si spiegano facilmente gli eccessi di zelo. Bastava che da questa parte, come sulla frontiera erzegovese, per la quale furono date su per giù le stesse istruzioni, i doganieri vedessero dei mon- tenegrini con la punta del piede al di là del sasso che segna il confine fra i due stati, perchè faces- sero fuoco senza pietà, certi di avere l’encomio dei loro superiori, e magari una promozione. Era il giorno di San Giorgio, festeggiato con grande solennità da tutti i montenegrini. Il Prin- cipe era in Russia. Quel giorno verso il confine i doganieri au- striaci videro un montenegrino con dei buoi e dei montoni, e gli intimarono l’arresto o una con- travvenzione, ben inteso col sequestro della preda. Ne nacque un alterco durante il quale un doga- niere uccise il montenegrino, ma, non soddisfatto ancora, quando il pastore era già caduto, gli levò dalla cintola il revolver e glielo esplose contro