358 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo VII. intermediario, il cattolico scozzese Giovanni Ogilvy, a Roma ed in Spagna; i fini per i quali Ogilvy si affaticò in Roma nell’estate e nell’autunno 1595, forse oltrepassando le sue facoltà, erano: la nomina d’un cardinale come rappresentante per la Scozia, sussidi annui per la guerra contro i ribelli del proprio Stato e poi contro gli eretici in tutta la Gran Bretagna, la scomunica contro tutti gli avversari della successione scozzese in Inghilterra. Questo intermediario però non raggiunse nulla, poiché Clemente VIII non si fidò del re di Scozia.1 Grandi speranze si destarono nel papa, allorché nel 1599 Edoardo Drummond giunse in Roma con una lettera, nel cui indirizzo Clemente Vili veniva chiamato « Santissimo padre », mentre il re di Scozia si firmava « devotissimo figlio ».2 Drummond si dovette pure adoperare presso il papa, come presso il granduca di Toscana e presso il duca di Savoia, per ottenere il cappello rosso per uno Scozzese, che questa volta fu il vescovo di Vaison, Guglielmo Chisholm. Clemente Vili non appagò la richiesta, ma rispose alla lettera del re con grande benevolenza, esprimendo la speranza che il re ritroverebbe ancor la via di ritorno verso l’antica Chiesa.3 -È possibile che i brevi pontifìci ai cattolici dell’ Inghilterra4 sieno in rapporto con hi lettera del re di Scozia,8 ma ad un preciso riconoscimento del diritto al trono da parte di Giacomo, Clemente Vili non accondiscese. Il risultato adunque che sarebbe stato il più accetto all’astuto re di Scozia, con lo scrivere la sua lettera, non era stato raggiunto, e se egli credette che le sue relazioni con Roma sarebbero rimaste un segreto, si era ugualmente ingannato. La regina Elisabetta venne a conoscenza della lettera di Giacomo, e ne chiese a lui spiegazione. Ma in Edimburgo seppe egli trarsi d’impaccio: negò semplicemente i suoi rapporti con Roma. Una lettera del re, diretta al nobil uomo scozzese Giacomo Hamilton, il quale si trovava appunto in Inghilterra, incaricava questi, di assicurare ogni persona onesta sulla « sua parola di principe cristiano » che egli senza vacillare aveva tenuto fermo alla sua fede, che vi terrebbe sempre fermo, e che quale re d’Inghilterra mai ammetterebbe 1 Ranke (Engl. Gesch., I, 494) crede trattarsi di una trasgressione delle facoltà: Th. G. Law (Documents illustrating catholic policy in the reign of James VI 1596-98, Edimburgo, 1893, 5) si astiene da ogni giudizio; secondo A. 0. Meyer (lue. cit. 271) spicca nella missione di Ogilvy « già chiaramente la parte tipica delle trattative di Giacomo colle potenze cattoliche ». Intorno alle trat tative di Ogilvy in Venezia, a Firenze ed in Spagna cfr. Lingard, VIII, 346. 2 Beatissime Pater - Obsequentissimus Filius (Meyer, loc. cit., 273)• Intorno a Drummond cfr. Lingard, Vili, 346. 3 Lettera del 13 aprile 1600; estratto presso Meyer, loc. cit., 278. 4 Cfr. sopra p. 353. 5 Meyer, 278.