CAPITOLO II Clemente VITI e i torbidi in Francia. Riconciliazione di Enrico IV colla Santa Sede. I. Il compito più importante e, nello stesso tempo, più difficile, «he Clemente Vili trovò da risolvere all’inizio del suo pontificato, fu l’atteggiamento da prendere di fronte ai torbidi della Francia. La politica di attiva partecipazione, che, dietro il desiderio di Filippo II, avevano seguito nella lotta contro Enrico di Navarra ambedue i suoi predecessori, Gregorio XIV ed Innocenzo IX, non poteva allettare troppo ad essere imitata, non avendo avuto la Santa Sede altri risultati, che spese esorbitanti ed a lungo andare insostenibili.1 Il nuovo papa dovette proporsi la domanda, se non fosse piuttosto più consigliabile seguire di nuovo le traccie di Sisto V. Se questo fu temuto ogni tanto in Madrid sotto Innocenzo IX, quanto più giustificata era la preoccupazione di un tale cambiamento ora, con un papa, che non apparteneva propriamente ai candidati spagnuoli, ed il cui padre, in stretta unione coi Carafa, aveva promosso con ardore la guerra di Paolo IV contro la Spagna !2 Invece si vide ben presto, che Clemente VIII, per quanto riconoscesse i pericoli di una continuazione della politica seguita fin ora di fronte alla Francia, e della pressante tutela spagnuola, pure possedeva troppa prudenza e moderazione, per accingersi ad un immediato cambiamento del corso degli eventi. Una rottura colla Spagna, che era tuttora la prima potenza cattolica, e con la quale la Santa Sede aveva tanti comuni interessi contro 1 Vedi la presente opera vol. X 549 s., 586 s. Nel concistoro del 15 apri < 1592 disse Clemente Vili: « Gregorio XIV ha speso più di settecento mila scudi e ha lasciata sì esausta la Sede apostolica che il depositario è creditori più di ducento mila scudi ». Desjardins V 157. * Vedi la Relazione di Tommaso Contarmi presso Albèki I 5, 439.