La lotta fra i Gesuiti e i Domenicani in Roma. 549 Concilio di Trento; Toledo, come scienziato, godeva in Eoma una stima incontestabile ;x i Domenicani non avevano nel campo della polemica nnlla che equivalesse alle produzioni scientifiche di Bellarmino. Ma nella questione della dottrina della grazia si trattava di teologia scolastica ; l’Ordine più giovane si accingeva solo ora a delle incursioni di conquista in questo vasto regno; la prima opera d’un gesuita, riguardante tali questioni, era appunto quella del Molina, intorno alla grazia ed alla libertà. I Gesuiti non potevano gareggiare con i Domenicani sull’influsso nelle alte sfere romane, su la conoscenza del corso dei negozi nella Curia, appunto perchè tra essi si trovavano solo eccezionalmente persene, che avessero fatta la carriera prelatizia o almeno i preliminari di questa. Veramente apparteneva a queste eccezioni lo stesso Generale del loro Ordine. Dei vescovi di spirito ascetico e uomini autorevoli potevano bensì scegliere dei confessori Gesuiti, ma questi erano casi eccezionali. Allorché si sparse la voce, che Filippo II avrebbe affidato la direzione della sua coscienza ad un gesuita, scrisse il re di proprio pugno: « Che se egli intendeva cambiare il suo confessore, vi sarebbero ancora abbastanza Ordini approvati più antichi ben provvisti di uomini abili, da non aver bisogno d’andare a ricercarne nell’Or-(line nuovo ».2 All’epoca della disputa della grazia in Eoma, oltre ai due cardinali domenicani, Bonelli(t 1598) e Bernerio, l’influente decano della Eota, Francesco Pena (t 1612) era soprattutto il loro avversario dichiarato; egli anche nel suo testamento stabilì che non si dovesse mai concedere l’usufrutto d’un legato, ch’egli aveva fatto per poveri studenti, ad un alunno dei Gesuiti.3 Da tutto ciò si spiega, come nella lotta intellettuale che ora comincia, siano i Domenicani quelli, la cui influenza decide dell’arena e delle condizioni di combattimento, sceglie il giudice della lotta e assegna il sole ed il vento. Il punto di vista dei Gesuiti era stato da principio solo questo, che non importava di difendei e a tutti i costi tutte le tesi di Molina. Anche alcuni tra di loro non ai ironizzavano affatto con Molina.4 Secondo la loro opinione non si trattava in prima linea di persone e di libri, ma di una controversia dcmmatica; e il nodo di questa (piestione consisteva, secondo il loro modo di vedere, nella predeter- 1 ®r- gli estratti dei brevi di Gregorio XIII, Sisto V e Clemente Vili mi Francisci Toleti in Summam Theologiae 8. Thomae Aquinatis enarratici, ed. Ios. Maria Paria e S. I., I, Eoma, 1869, ix s. xn. Cfr. Synopsis, I 77, 160. 156, II 526, 531. 2 «Vi sono molte religioni antique approbate che hanno homini che sariano •¡V1 f luesto, senza andar cercando in questa nova - . Castagna a Bonelli il dicembre 1560, presso Serrano, Corresp. dipi., I 422. 3 Scorraille, I 405 s. 4 Cfr. sopra p. 536.