Clemente Vili inculca ai vescovi l’obbligo di risiedere. 457 vesse esser preso mediante una bolla o a mezzo di un decreto con-, istoriale.1 Dopo la discussione di tale argomento da parte della foni;legazione del Concilio e dei Vescovi,2 presentò Clemente Vili il 5 luglio 1595 un decreto, che rinnovò tutte le decisioni precedenti intorno all’obbligo di residenza, e stabilì che nessuno possa ottenere la porpora, qualora abbia mancato su questo punto.3 La situazione migliorò allora sensibilmente; ma uomini rigorosi come il Cardinal Bellarmino non ne erano ancora contenti. Alle rimostranze che il cardinale fece al papa in un memoriale assai franco,4 ammise sinceramente Clemente Vili d’aver errato nel permettere troppo facilmente ai vescovi di venire a Roma, donde non si poteva poi allontanarli che difficilmente. Riguardo agli undici cardinali non residenti, che Bellarmino aveva nominato, il papa potè far osservare che esistevano per loro dei motivi legittimi di scusa, come ugualmente per l’impiego di vescovi quali nunzi, poiché persone adatte a questo incarico trovavansi solo in numero assai limitato, e perchè il genere degli affari escludeva un cambiamento frequente. B che allora le condizioni fossero molto migliorate in confronto di prima, risulta dal fatto che in tutto lo Stato della Chiesa vi era. un solo vescovo che rivestisse una carica politica; un secondo, il vescovo di Camerino, che era 1 Vedi * Aeta consisl. al 5 giugno 1595 loc. cit. Cfr. sopra n. 10. 2 Vedi Paruta loc. cit. 3 * « S. D. N. laudavit residentiam et eiusnecessitatemi et utilitatem, et o *inu decretum proferens, illud legit, innovans omnia decreta et constitutiones de residentia, et constituens, ne quis episcopus vel superior non residens actu in sua ecclesia ve! non solitus res'dere possit in cardinalem assumi Acta con-»ist. al 5 luglio 1585, loc. cit. 4 Questo documento insieme alle Besponsiones 8. Pontificis, le quali dimostrano quanto fosse umile il papa e allo stesso tempo quanto profondamente Penetrato dell’alto e difficile compito del suo pontificato, vennero subito allora divulgate mediante manoscritti. TJrb. 538 p. I ss. e 859 p. 504 ss., Barò. lat. *!620, p. 58 ss.. Biblioteca Vaticana; Cod. X -IV 43 della Biblioteca Casanatense in R o m a, Cod. 38 B. 1, p. 61 s. della B i b 1 i o-teca Cor sini; Cod. 75 della Biblioteca di S. Pietro in Vin-' oli (vedi Lämmer, Zur Kirchengesch. 47): Cod. C. IV, 21 p. 21 ss. della biblioteca in Siena; Inform, polit. II 1 ss., della Biblioteca d i Stato in Berlino; anche altrove, p. es., tra i manoscritti italiani della Biblioteca di Stoccolma. Questo documento fu anche ristampato ripetutamente; così in Albericius, Baronii epist. Ili 3 ss.), Hofemann (Coüectio I), Bartoli (Opere 24, IV 42 ss.), Döli.ingee (Beiträge III 83 ss.), 1-ammer (Melet. 367 ss.), e da Le Bachelet (Auct. 513 ss.), dietro una copia riveduta dallo stesso Bellarmino. Da una lettera di Clemente Vili del 14 otto- re 1600 (presso Le Bachelet nelle 1iech. de science relig. XIII 444 s.), risulta, '. Bellarmino aveva presentato il suo memoriale poco prima, e che le risposte derivano da Clemente Vili stesso e non già da Baronio.JA. Ratti (Opuscolo '«edito e sconosciuto del card. Baronio, Perugia 1910) ha pubblicato un memo-ri ale presentato da Baronio nella primavera 1595 al papa, intorno alla direzione ( 1 la Chiesa secondo le prescrizioni di Gregorio Magno.