40 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo I. Per il disbrigo degli affari della Segreteria di Stato gli fu assegnato il dotto bolognese Giovan Battista Canobio,1 che già sotto Gregorio XIII era stato occupato quale segretario dei Brevi. A Cinzio Aldobrandini lasciò il papa Minuccio Minucci, alla cui direzione era stato affidato, sotto Innocenzo IX, il reparto degli affari della Germania: ma la sua posizione, vicino al presuntuoso nepote, divenne così priva d’influenza, ch’egli si stimò felice, di trovare nel 1596, quale arcivescovo di Zara, un nuovo campo alla sua attività.2 Simile alla sorte di Minucci fu quella di Gian Andrea Caligari, che ebbe in principio la stessa carica di quello, presso il cardinale Pietro Aldobrandini.3 Al posilo di Minucci e Caligari vennero messi, alla completa dipendenza dei cardinali nepoti, due nuovi segretari derivanti dal mezzo ceto, che si dimostrarono ottimi. Segretario di Pietro fu l’umbro Erminio Valenti, il quale, anche dopo la sua nomina a cardinale, avvenuta nel 1604, continuava il disbrigo della corrispondenza coi nunzi. Pietro Aldobrandini aveva il più alto concetto della fedeltà e dello zelo di Valenti e lodava pure la sua amabilità naturale.4 Più ricco ancora di pregi che Valenti, era il segretario di Cinzio Aldobrandini, l’intelligente parmigiano Lanfranco Margotti, il quale ricevette ugualmente la porpora, ma solo nel .1608, sotto Paolo V. Valenti divenne sotto il papa Borghese, vescovo di Faenza, ove svolse una meravigliosa attività quale riformatore della diocesi e padre dei poveri. Egli morì nel 1618, a soli quarantacinque anni. Quasi nella stessa età fu Margotti colpito dalla morte (1611). Nella navata destra di S. Pietro in Vincoli si vede il suo monumento abbozzato dal Domenichino, e da questi ornato col ritratto del cardinale. Quest’artista scolpì pure il monumento sepolcrale adiacente, d’un altro uomo, spesso impiegato da Clemente Vili e Pietro Aldobrandini negli affari rassero convenientemente i nepoti. Così gli fu di grande soddisfazione, che Venezia nel 1594 conferisse ai due nepoti ecclesiastici e al nepote borghese Gian Francesco, il patriziato; v. Ceresole 15 s. Le città di Macerata ed Imola conferirono a Gian Francesco la cittadinanza d’onore; v. Archivio Aldobrandini in Roma 151, Nr. 2, 164, Nr. 2. 1 Vedi la * Lettera di G. Niccolini del 15 settembre 1592, Archivio di Stato in Firenze. Intorno a Canobio cfr. Ossat, Lettre.s I 89 e Moroni VI 120, XII 172, LXIII 264, LXIV 218; intorno al suo alloggio v. Bvolo di Clemente Vili, p. 12. Ibid. 13, intorno all’appartamento di Minucci e su quello del Segretario della Cifra, Matteo Argenti, (cfr. Meister, Ge-hrimsehrift, Paderborna 1906, 51). Secretario dei memoriali era Statilio Pao-lini, un amico del Tasso; v. Paruta, Dispacci I, 245; Serassi, Tasso II 224, 229, Bergamo 1790; Prinzivaiai, Tasso a Boma 110. 2 Vedi Hansen, Nuntiaturberichte 741; Richard nella Ber. d’hist. ecclés. XI 529, 730. 3 Vedi Richard loc. cit. 731. Cfr. Studi e docum. XXII 203. * Vedi Fumi, Legazione 70.