54 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo II. secondo l’esempio dei precedenti re di Francia, la religione cattolica, due mesi dopo che il duca di Lorena avesse concluso con lui un accordo accettabile.1 A questa promessa segreta seguiva, dopo che i negoziati di Suresnes erano andati a vuoto, il 18 maggio la dichiarazione pubblica di Enrico a un numero di vescovi francesi, ch’egli era pronto, di farsi istruire nella religione cattolica in un’adunanza che dovrà esser convocata il 15 luglio in Mantes.2 Gli avversari di Enrico avevano pure compreso, che la decisione era vicina, ma la loro non fu una tattica fortunata. Come Sega intuì giustamente, andava a loro svantaggio, che il duca di Feria non disponesse nè di truppe nè di danaro, ma potesse solo prometterne per l’avvenire.3 La proposta fatta dai rappresentanti di Filippo, di eleggere la sua figlia Isabella Chiara Eugenia a regina di Francia, non incontrò sulle prime una opposizione, ma si desiderava sapere, chi avrebbe dovuto essere lo sposo dell’infante. La risposta prematura di Feria: « L’arciduca Ernesto » doveva offendere profondamente il sentimento nazionale dei francesi, e la proposta venne respinta. Sega, che perciò aveva sconsigliato seriamente un simile passo, si attirava in conseguenza anche l’avversione di Feria e di Mayenne. La. situazione del rappresentante pontificio si rendeva sempre più difficile.4 Il 28 giugno intervenne il parlamento di Parigi. Esso emise una solenne esortazione a Mayenne, di impedire che sotto il pretesto della religione, la corona andasse in mano d’uno straniero, e protestò contro ogni violazione della legge salica. L’incapacità degli stati generali, di dare al paese un re nazionale, ed il desiderio generale di pace, resero la situazione più favorevole che mai per Enrico,5 il quale possedeva le truppe mancanti alla lega, e che con la presa di Dreux, minacciava Parigi. Enrico non esitò a trarne profitto. Egli concluse coi Parigini un armistizio, per mandare ad effetto, nella vicina Saint-Denis, colla dovuta solennità, il suo ritorno alla Chiesa cattolica, ciò che solo poteva as- 1 Lettres missives III 763. 2 Vedi ibid. 771. 3 Vedi la * Relazione di Sega loc. cit. Cfr. inoltre l’espressione di Inigo Mendoza presso Ranke, Franz. Gesch. 1 2 560 n. 2. 4 Cfr. De Leva su Paruta, Dispacci I xm s. Vedi pure L’Epixois 595, 597, il quale crede cbe Sega abbia mancato di energia. 5 Cfr. la *Considerazione in nome del duca di Umona, dopo la conversione di Navarra, nel Cod. S. 2. 11 p. 362 s., della Biblioteca Angelica in R om a, dirotta a Clemente Vili. «Noi eravamo », è detto ivi « senza forze et mezzi per procedere all’ elettione di un Re, rimedio nondimeno necessario per opporre questo titolo et dignità a quello del Re di Navarra... Questa conversione veniva in un tempo nel quale ognuno era stracco della guerra, in mala opinione di soccorso delli nostri amici, dalli quali non aspettavano meglio per l’avvenire die quello havevano espcrim ori tato per il passato ».