Contegno religioso di Enrico IV 115 che avea detto nel settembre 1598 ai prelati, quando questi gli facevano delle pressioni: abbiate pazienza e fiducia, anche Parigi non è stata edificata in un sol giorno.1 La domanda, se tale fiducia fosse fondata, può trovare meglio di tutto risposta, se si getta un fugace sguardo sulla politica religiosa del primo Borbone.2 Dopo l’assoluzione di Enrico IV si trattava anzi tutto dell’adempimento delle promesse, alle quali il papa aveva legato l’assoluzione. Le condizioni poste da Clemente Vili riguardavano in parte la persona del re, in parte il governo del suo regno. Per ciò che riguarda il primo punto è accertato che, se anche nei costumi morali del re non fosse avvenuto alcun miglioramento, pure egli si diportava completamente da cattolico. Egli udiva giornalmente la messa, assisteva nei giorni festivi alla messa solenne, riceveva pure i sacramenti, ed anzi, come è accertato, con segni di grande devozione.3 Enrico avrebbe voluto adempiere anche le promesse riguardanti il suo governo ; ma le mantenne solo fin quanto gli sembrò possibile, senza ledere i suoi interessi politici.4 Il principe di ('onde, tuttora il presunto erede del trono, venne educato cattolicamente;5 nel maggio 1596, per mezzo dell’editto di Traversy,6 fu ordinato il ristabilimento del culto cattolico nei luoghi ove era stato soppresso. Enrico stesso, si circondò quasi esclusivamente di cattolici, e spesso li preferiva pure nell’assegnare le cariche, come anche favoriva le conversioni dal calvinismo alla Chiesa cattolica.7 D’altronde non mancarono delle inconseguenze, che non possono meravigliare in un uomo così lontano dalle cose ecclesiastiche, come lo era il primo dei Borboni. Sopra tutto l’uso del Concordato, come sempre, non fu affatto irreprensibile; si fecero attendere non solo la pubblicazione dei decreti Tridentini e la restaurazione della Chiesa cattolica nel Bearn, ma anche la fondazione d’un convento in ogni provincia. Se tutto questo dette già motivo di lagnanza al papa, per quanto egli apprezzasse la situazione difficile di Enrico IV, ciò 1 Vedi Martin 302. 2 Cfr. per ciò che segue principalmente De Meaux, Luttes relig. 339 ss. 311 segretario di P. Aldobrandini riferisce, che allorquando Enrico IV alla »elehrazione del suo matrimonio in Lione ricevette la s. communione «non ¡laverebbe un cappuccino potuto ne stare alla messa nè ricevere il ss. sacramento con maggior divotione »; Vedi Art-h. d. Soc. Ho in. XIII 120. 4 Piiilippson nella Ilist. Zeìtschrijt XXXI 88 fa risaltare chiaramente questo fatto, sfuggito a tanti scrittori. 5 Vedi Due k’Aumale, Ilist. des princes de Condé II 222 s., e Documento 433 S.; Bremon» II 354 s. 6 Y. de la Brière, L'Édit. de Nantes, nelle Etudes XCVIII 767. ' Cfr. Serbat, Les assemblées du clergé, Parigi 1906, 327.