286 Clemente Vili. 1592-1605. Capitolo VI. ed un’altra volta ancora nel gennaio dell’anno seguente, ma anche allora invano. 1 Non vi era più da pensare affatto a progetti di questo genere, dacché lo stato d’animo dell’infelice sovrano andava sempre più peggiorando. La contrarietà contro la scelta d’un successore, che Eodolfo aveva già dimostrata nei giorni della sua salute, crebbe ora sino a trascendere in ciechi scoppi d’ira. Il 26 settembre 1600 l’insistenza dei suoi ministri Eurnpf e Traut-son, nella questione della successione, lo fece talmente andare sulle furie, che egli li discacciò immantenente. Ed allora incominciò alla corte di Praga la reggenza dei valletti. 2 Il licenziamento dei due ministri sin ora onnipotenti, che rese palese a tutto il mondo la malattia di Eodolfo, suscitò come ovunque, così anche in Roma il più grande rumore. Clemente Vili, informato esattamente dal suo nunzio di Praga intorno alla grave nevrastenia dell’imperatore,3 giudicò in questo mutamento di situazione più che mai urgente la soluzione della questione della successione, con l’elezione d’un re romano. Sopra tutto gli sarebbe piaciuta la scelta dell’arciduca Ferdinando di Stilla, che egli conosceva e stimava personalmente, ed il cui zelo cattolico era fuori di dubbio. In secondo luogo pensò all’arciduca Alberto, ugualmente di sentimenti assai cattolici. Ma egli avrebbe pure accettato la scelta dell’arciduca Mattia, il cui zelo religioso e la cui capacità mentale venivano messe in dubbio, pur di risolvere questo problema così importante.4 Nel timore, che per il suo intervento potessero nascere nella casa d’Asburgo delle discordie, le quali avrebbero potuto imbrogliare ancor maggiormente la cosa, si astenne il papa dal favorire un candidato speciale. Egli non s’illuse intorno alle difficoltà cui si andrebbe incontro per indurre Eodolfo ad una decisione, poiché con lo sviluppo della sua manìa di persecuzione si era ancora aumentato in lui il timore d’una detronizzazione. Nel novembre Clemente Vili non era ancora giunto ad una ferma decisione.5 Nel dicembre egli pensava che, per quanto l’imperatore si opponesse, si dovrebbe tuttavia cercare di ottenere da lui l’elezione d’un re di Roma, mentre la miglior cosa sarebbe proporre tutti e tre i fratelli di Eodolfo e l’arciduca Ferdinando di 1 Vedi la * Lettera del 9 gennaio 1599, ibid. t. 43, il. 9. J Intorno alle condizioni psico-patologiche di Rodolfo II cfr. Gindeia I 44 s.; Turba ncü.’Archiv /. österr. Gesch. LXXXVI 354 s.; Meyer, Nuntiaturberichte J.XIII 8. 3 Vedi Turba, loc. (it. 355, n. 5. * Vedi Steste nelle Abh. der Münchner Ahacl. Hist. Kl. XV, 91. * « Suo enim et opportuno tempore quid fieri cupiamus, planius ad l c scribemus», è detto nel Breve all’elettore di Tre viri dell’11 novembre 1600, Arm. 44, t. 44, n. 382, Archivio segreto pontificio.